Decidere se lasciare il TFR in azienda o farlo confluire in un fondo pensione, è molto importante.
Si tratta di una scelta da compiere dopo essersi adeguatamente informati, perché parliamo del futuro proprio e della propria famiglia, e della possibilità di far fruttare questo capitale accumulato lavorando giorno dopo giorno.
Sono due gli elementi oggettivi che è necessario conoscere per operare una scelta personale consapevole:
Per aiutarti in questa decisione così delicata, abbiamo deciso di elaborare una guida con tutti i dati in chiaro, per fare gli opportuni paragoni e scoprire che l’adesione al fondo pensione è decisamente più conveniente.
Il TFR, acronimo di Trattamento di Fine Rapporto, è disciplinato dall’art. 2120 del Codice Civile, di cui citiamo il primo comma:
“In ogni caso di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, il prestatore di lavoro ha diritto a un trattamento di fine rapporto. Tale trattamento si calcola sommando per ciascun anno di servizio una quota pari e comunque non superiore all'importo della retribuzione dovuta per l'anno stesso divisa per 13,5. La quota è proporzionalmente ridotta per le frazioni di anno, computandosi come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni.”
Semplificando, si tratta dell’equivalente di uno stipendio all’anno, accantonato dal datore di lavoro o, come vedremo, destinato ad un fondo pensione, al fine di contribuire alla previdenza complementare del lavoratore.
Un “tesoretto”, che si accumula negli anni di lavoro e che il lavoratore può decidere come impiegare, scegliendo tra due opzioni:
Approfondiamo insieme entrambe le possibilità.
Per compiere una scelta ragionata, è importante capire cosa accade al TFR una volta operata la scelta, in termini di:
Vediamo cosa vuol dire.
Gli accantonamenti del TFR che anno dopo anno vengono lasciati in azienda, non vengono tassati nell’anno in cui sono stati conteggiati.
L’accantonamento del 2020, per intenderci, non viene tassato nel 2020 stesso.
Le imposte vengono conteggiate e applicate soltanto quando il lavoratore riceverà l’intero TFR accantonato, sotto forma di liquidazione, al termine del rapporto di lavoro.
A quel punto il TFR sarà sottoposto alla cosiddetta “tassazione separata”.
Dunque, il TFR non concorre a formare il reddito dell’anno in cui si ottiene la liquidazione, perché altrimenti le imposte di quell’anno in particolare risulterebbero altissime, raggiungendo un reddito imponibile molto più alto del normale per il lavoratore in questione.
Allora, anziché conteggiare le tasse in dichiarazione dei redditi, sul TFR si calcolano le imposte separatamente, appunto, e con un’aliquota determinata facendo la media di quelle degli ultimi 5 anni.
Per farsi un’idea, la tassazione minima è pari al 24%, Ma stiamo parlando del solo capitale accantonato.
Sul TFR in azienda si applica un tasso di rivalutazione costituito dall’1,5% fisso più il 75% dell’inflazione annua.
Facciamo un esempio concreto, per meglio comprendere questo concetto.
A ottobre 2020 la percentuale utile per la rivalutazione del trattamento di fine rapporto maturato al 31 dicembre 2019 è pari a 1,25%, dal momento che l’inflazione ha segno negativo.
La rivalutazione è, però, soggetta a imposta sostitutiva pari al 17% da versare annualmente allo Stato, per cui il lavoratore riceverà al termine del rapporto di lavoro la rivalutazione netta a cui saranno già state sottratte le imposte.
La scelta della destinazione del TFR deve essere fatta dal lavoratore utilizzando il modulo TFR 2 (qui puoi trovare il modello disponibile sul nostro sito).
Il lavoratore ha 6 mesi di tempo dalla data di assunzione per fare la sua scelta tra lasciare l’accantonamento in azienda oppure aderire a un fondo pensione.
L’adesione al fondo può essere di due tipi, a seconda che la scelta venga esplicitata o meno:
Precisiamo, inoltre, che il lavoratore può, in qualsiasi momento, decidere di aderire al fondo pensione, compilando il relativo modulo e avviando i versamenti.
Scegliere di destinare il TFR nel fondo pensione consente di accedere ai vantaggi fiscali riservati alla previdenza complementare, che riguardano sia il capitale versato sia i rendimenti (che possiamo paragonare alla rivalutazione del TFR lasciato in azienda).
Nel dettaglio:
Per quanto riguarda i rendimenti, questi dipendono dagli investimenti del fondo, ma basti pensare che nel 2019 chi ha aderito al Comparto Garantito Protezione del Fondo Priamo, linea di investimento dedicata anche ai contributi derivanti dal TFR conferito in caso di silenzio-assenso, ha ottenuto un rendimento netto del 2,09%.
Confrontando tassazione e rendimenti si intuiscono immediatamente i vantaggi per chi sceglie l’opzione del fondo pensione anziché lasciare il TFR in azienda.
I nostri approfondimenti sul tema:
Se vuoi conoscere tutti i benefici derivanti dall’adesione a Fondo Priamo consulta la nostra pagina dedicata: I vantaggi dell'adesione.
TABELLA RIASSUNTIVA
TFR IN AZIENDA | TFR NEL FONDO PENSIONE | |
QUANDO VIENE DATO AL LAVORATORE | Al termine del rapporto di lavoro | Al termine del rapporto di lavoro o alla pensione |
TASSAZIONE | Tassazione separata (minimo 24%) | Tassazione sostitutiva (massimo 15% - minimo 9%) |
RENDIMENTO | Rendimento medio ultimi 10 anni TFR 1,98% | Rendimento medio ultimi 10 anni Comparto bilanciato prudenza 3,60% |
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