La staffetta generazionale è una previsione inserita nell’ambito degli accordi istitutivi dei Fondi di solidarietà. Si tratta di intese fra le parti sociali, finalizzate a favorire il ricambio generazionale delle aziende, garantendo il versamento dei contributi dei lavoratori più anziani ma che ancora non hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia.
In questo articolo vedremo nel dettaglio cos'è la staffetta generazionale, quali sono i requisiti necessari ad attivarla, quali aziende possono fruirne, quali sono gli impegni che le imprese sono tenute a prendere per favorire il ricambio generazionale e gestire la transizione dei lavoratori vecchi e nuovi senza lasciare nessuno privo di tutele previdenziali.
Infine, scopriremo perché per il sistema previdenziale pubblico italiano il passaggio generazionale dei lavoratori è diventato fondamentale, anche ai fini della tenuta finanziaria della previdenza, e come i singoli lavoratori possono tutelarsi dal rischio di pensioni pubbliche sempre più esigue scegliendo di aderire a un fondo pensione.
La staffetta generazionale è un istituto che consente il pensionamento anticipato a determinati lavoratori. Nello specifico, la staffetta è stata introdotta nell’ordinamento italiano per favorire il ricambio generazionale nelle aziende, dunque la transizione tra lavoratori anziani e giovani occupati.
Riguarda due categorie di lavoratori:
La circolare del Ministero del Lavoro n. 1 del 17 gennaio 2023 è intervenuta di recente per fornire chiarimenti su questa disciplina, regolata dal DL 21/2022. Quest’ultimo prevede il ricorso a incentivi all’esodo nei processi connessi alla staffetta generazionale, nell’ambito di un Fondo di solidarietà bilaterale. Con la circolare del gennaio 2023, il Ministero ha analizzato le modalità applicative dello strumento.
Secondo la definizione fornita dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, i Fondi di solidarietà bilaterali sono:
“strumenti finalizzati ad assicurare principalmente ai lavoratori una tutela in costanza di rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell'attività lavorativa, indipendentemente dal settore di appartenenza, per quei settori e aziende che non beneficiano di CIGO e CIGS [cassa integrazione ordinaria e straordinaria, NdR].”
La staffetta generazionale è una prestazione opzionale e facoltativa che le parti sociali possono prevedere nell’accordo costitutivo o di modifica della disciplina di un Fondo di solidarietà bilaterale. Il Ministero ha chiarito che non si tratta di una previsione obbligatoria e non è soggetta a termini decadenziali, essendo rimessa alle valutazioni delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali maggiormente rappresentative a livello nazionale, in sede di costituzione del Fondo di solidarietà o in sede di procedimento di modifica dell’atto istitutivo del Fondo stesso.
Vediamo nel dettaglio in che modo può essere attivata la staffetta generazionale e quali sono i requisiti necessari, sulla base di quanto indicato nella circolare ministeriale.
Per fruire di questa opportunità di transizione lavorativa occorre, innanzitutto, che le parti sottoscrivano un accordo collettivo che la preveda, da trasmettere al Ministero del Lavoro in caso di attivazione, per poter avviare l’istruttoria.
Per favorire la staffetta generazionale occorre assumere i seguenti impegni:
Oltre alla possibilità di esodo dal lavoro, coloro che presentano i requisiti sopra esposti possono decidere di limitarsi a ridurre volontariamente il proprio orario di lavoro per consentire la contestuale assunzione di giovani.
La staffetta generazionale si attiva anche in questo caso, dunque avremo assunzione di nuovi lavoratori a fronte della tutela previdenziale dei lavoratori in uscita.
Con la staffetta generazionale con riduzione di orario di lavoro, occorre stipulare anche un accordo scritto tra impresa e lavoratore vicino alla pensione, che riguardi i seguenti aspetti:
Quello della staffetta generazionale tra lavoratori è un tema centrale per la previdenza pubblica italiana, poiché calo demografico ed elevata disoccupazione giovanile (23% in base alle rilevazioni ISTAT nel novembre 2022) rappresentano un grave rischio per l’equilibrio dei conti INPS.
Il motivo? Il sistema a ripartizione, che funziona nel seguente modo:
In altre parole, l’ente di previdenza non investe o accumula risorse, ma le trasferisce in forma di pensioni.
Ecco perché calo demografico e disoccupazione giovanile sono due serie minacce all’equilibrio del sistema. Meno lavoratori attivi ci sono, infatti, più si fa concreto il rischio di non avere risorse sufficienti per il pagamento delle pensioni future.
Gli effetti di questa situazione si avvertono già in questi anni, dal momento che il tasso di sostituzione (ovvero il rapporto, misurato in termini percentuali, tra l’ultimo stipendio percepito prima del pensionamento e il primo assegno pensionistico) è in calo.
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I rischi esposti nel paragrafo precedente rendono sempre più urgente, per i lavoratori, provvedere all’integrazione dell’assegno pensionistico pubblico. Per farlo, i fondi pensione come Priamo sono la risposta ottimale in quanto, tra le altre cose, prevedono un sistema di gestione dei contributi a capitalizzazione individuale anziché a ripartizione, come per le pensioni obbligatorie.
La capitalizzazione individuale funziona come segue:
Dunque, i contributi versati dal lavoratore in un fondo pensione non servono a pagare le pensioni integrative di chi ha già lasciato il lavoro, ma si accumulano nella posizione individuale dell’aderente e, insieme ai rendimenti e al netto di costi e imposte, andranno a costituire la base di calcolo della pensione complementare.
Una gestione, quella dei fondi pensione, che consente dunque all’aderente di mantenere il pieno controllo dei propri contributi e che, per via della capitalizzazione individuale, non viene inficiata da fenomeni quali denatalità e disoccupazione giovanile, come avviene invece per le pensioni pubbliche.
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