Quando si parla di investimenti, la relazione rischio-rendimento è fortemente correlata e comporta che questi due fattori vadano di pari passo.
Vedremo che al crescere del rischio generalmente corrisponde un aumento dei rendimenti, e come sia fondamentale effettuare alcune valutazioni di carattere sia soggettivo sia oggettivo, per meglio identificare la tipologia di investimento più confacente alla propria propensione al rischio.
Analizzeremo le definizioni di rischio e di rendimento, verificheremo in che modo questi ultimi sono correlati e quali sono le valutazioni utili a scegliere uno strumento finanziario rispetto a un altro.
Infine, scopriremo quali sono le linee di investimento del Fondo Priamo e come si articolano in funzione del rischio e del rendimento.
Iniziamo col soffermarci sul significato di rischio e rendimento, in relazione ovviamente agli investimenti e alla gestione del risparmio.
Pur trattandosi di due elementi che vanno di pari passo, è opportuno separarne le definizioni per comprendere in che modo si relazionano tra loro.
Il rischio, o meglio la propensione al rischio, è la capacità di sopportare l’incertezza correlata a un certo investimento piuttosto che ricevere con certezza un valore atteso. Al contrario, l’avversione al rischio si concretizza sempre con la preferenza per un ammontare certo rispetto a un valore aleatorio.
Esistono tipi di rischio diversi, ciascuno con le proprie caratteristiche e possibilità di individuazione.
I principali fattori di rischio possono essere individuati in:
La propensione al rischio è una valutazione soggettiva, che varia di persona in persona, sia in base alla capacità dell’investitore di sopportare una perdita temporanea o definitiva, senza per questo compromettere il proprio tenore di vita (capacità di rischio), sia in base a un fattore psicologico che misura la capacità dell’investitore di sopportare una perdita, senza per questo andare in ansia (tolleranza al rischio).
Il rendimento è il frutto dell’investimento in uno strumento finanziario e, solitamente, viene espresso in termini percentuali.
Rappresenta, in parole semplici, il reddito generato dal capitale investito e, a differenza della propensione al rischio, è un dato oggettivo e misurabile.
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Come detto, generalmente, rischio e rendimento crescono insieme. Dunque, all’aumentare del rischio di un dato investimento, tendenzialmente aumenterà anche il suo rendimento.
Un'ottimale scelta dell’impiego dei propri capitali dipende dagli obiettivi dell’investitore e dal mix tra rischio e rendimento desiderato.
Facciamo due esempi esplicativi, basati su investimenti diametralmente opposti:
Per determinare con la migliore approssimazione possibile la propensione al rischio, e di conseguenza la selezione degli strumenti finanziari e dei relativi rendimenti, occorre tenere presenti i seguenti aspetti:
Queste operazioni risultano fondamentali, in particolare per scollegare la propensione al rischio dall’emotività e da possibili errori di valutazione dovuti alla scarsa informazione sullo strumento finanziario in oggetto.
Vediamo, infine, come vengono investiti i capitali degli aderenti al Fondo Priamo a seconda della relazione rischio-rendimento.
Per prima cosa, occorre precisare che il Fondo Priamo è un fondo multicomparto, dunque presenta più di una linea di investimento, in modo da permettere agli aderenti la possibilità di scegliere tra diversi strumenti.
Questo perché, ad esempio, un lavoratore prossimo alla pensione tenderà ad avere un approccio più conservativo sul capitale investito, mentre un giovane neoassunto potrebbe scegliere un comparto con una percentuale di rischio più elevato, contando anche su un orizzonte temporale maggiore, utile ad ammortizzare eventuali flessioni del mercato finanziario, ma con maggiori possibilità di rendimento.
Vediamo una per una le linee di investimento del Fondo Priamo, in ordine crescente dal punto di vista del rischio-rendimento.
Si tratta del comparto con il minor rischio e, dunque, minore rendimento, ed è quello in cui confluiscono i TFR tacitamente conferiti e il contributo versato dalle aziende per le adesioni contrattuali.
Tale comparto, che prevede un orizzonte temporale breve, sarebbe ideale per gli aderenti prossimi al pensionamento (fino a 5 anni prima del pensionamento), che intendano avere un approccio conservativo sulla posizione maturata.
Il Fondo investe in titoli di debito a breve-media scadenza, come titoli di Stato dei Paesi OCSE, titoli di debito Corporate e azioni (queste ultime entro il limite dell’8%).
Linea di investimento della categoria bilanciata, prevede una moderata esposizione al rischio e investe prevalentemente in titoli obbligazionari, mentre gli investimenti in titoli azionari, non possono superare il 17,5%.
Tale comparto, che prevede un orizzonte temporale di medio periodo, sarebbe ideale per gli aderenti che si trovino tra 5 e 10 anni dal pensionamento.
Come la precedente, anche la linea Bilanciato Sviluppo rientra nelle linee di investimento della categoria bilanciata, presenta una maggiore esposizione al rischio e rendimenti più elevati nel lungo periodo, con investimenti in titoli azionari, che comunque non possono superare il 35%.
Tale comparto che prevede un orizzonte temporale di lungo periodo, sarebbe ideale per gli aderenti che si trovino a oltre 15 anni dal pensionamento.
Affidare a un Fondo Pensione - e più nel dettaglio al Fondo Priamo - i risparmi destinati all’integrazione pensionistica, dunque, è una scelta volta a tutelare il capitale accantonato e fornisce l’opportunità di scegliere fra diverse linee di investimento valutando la relazione rischio-rendimento.
Inoltre, aderendo al Fondo è possibile cambiare linea di investimento nel corso del tempo, andando incontro alle diverse esigenze che si possono manifestare proprio in termini di propensione al rischio o all'accrescere dell’età anagrafica.
Va comunque precisato che, come visto nel paragrafo precedente, non esistono comparti “a rischio zero”. Per questo è fondamentale affidarsi a un soggetto esperto e competente in materia come il Fondo Priamo, che lavora nell’interesse esclusivo degli aderenti e che definisce, nelle linee generali degli investimenti (Asset allocation strategica e Investment Guidelines), il grado di rischio e di volatilità dei diversi mandati d’investimento, cui i gestori sono rigorosamente tenuti ad attenersi.
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