Considerare gli anni di studio universitario ai fini pensionistici; parliamo del riscatto della laurea, che può contribuire a totalizzare gli anni necessari ad andare in pensione e dunque può essere molto utile.
Per fare una scelta ponderata occorre sapere come funziona il riscatto della laurea per la pensione, in che modo viene determinato l’importo da versare all’INPS e se questa operazione conviene o meno.
Perché, in realtà, riscattare la laurea può non convenire a tutti, e allora è meglio valutare soluzioni alternative e fare dei confronti, in modo da preservare la propria liquidità, la stabilità finanziaria e l’assegno pensionistico.
Il riscatto della laurea è la possibilità di accreditare ai fini pensionistici gli anni dedicati allo studio universitario.
Questa operazione è consentita soltanto a chi ha conseguito il titolo di studio, dunque la mera frequenza dell’università non è sufficiente per vedersi accreditare i relativi periodi.
La possibilità di riscattare la laurea riguarda chiunque abbia conseguito il diploma di laurea o un titolo equiparato.
Il riscatto può essere richiesto anche da chi non sia occupato e nemmeno iscritto ad alcuna forma di previdenza obbligatoria. In sostanza si può ottenere anche nel caso in cui il richiedente non abbia mai iniziato un’attività lavorativa in Italia e all’estero.
Nel dettaglio, si possono riscattare gli anni di studio relativi a:
Sebbene sia possibile ottenere il riscatto della laurea per gli anni di studio, ci sono dei periodi esclusi da questa possibilità:
Per ottenere il riscatto della laurea, occorre versare un importo determinato sulla base del sistema retributivo o contributivo, a seconda della collocazione temporale del periodo di riferimento.
Nello specifico, esistono due sistemi di calcolo:
L’importo si determinata con il criterio della riserva matematica e varia in relazione a fattori come età, periodo da riscattare, sesso e le retribuzioni percepite negli ultimi anni.
Il costo corrisponde alla quota di pensione che a seguito del riscatto risulta potenzialmente o effettivamente acquisita dall’interessato (beneficio pensionistico).
In questo caso l’importo si calcola applicando l'aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda di riscatto.
La retribuzione cui va applicata l’aliquota è quella assoggettata a contribuzione nei 12 mesi meno remoti rispetto alla data della domanda, ed è rapportata al periodo oggetto di riscatto.
La legge 26/2019 ha introdotto il riscatto di laurea agevolato, riservato ai periodi che si collochino nel sistema contributivo.
In questo caso l’importo da versare per il riscatto si determina:
Per il 2021 il reddito minimo annuo da prendere in considerazione per calcolare il contributo minimo dovuto dagli artigiani e dai commercianti è pari a 15.953 euro, a cui va applicata l'aliquota del 33%.
Dunque chi farà domanda di riscatto nel corso del 2021, sosterrà un costo per singolo anno pari a 5.264,49 euro, da moltiplicare per gli anni del corso di laurea.
Attenzione!
Chi si ritrova un periodo di laurea che ricade nel sistema retributivo, può comunque accedere al calcolo agevolato, ma deve valutarne la convenienza dal momento che, effettuata la scelta, il calcolo della pensione avverrà con il sistema contributivo (che è meno conveniente del retributivo).
Per un approfondimento, leggi il nostro articolo Qual è la differenza tra pensione contributiva e retributiva
La domanda deve essere fatta online attraverso il servizio dedicato presente sul portale dell’INPS. Dunque per accedere occorre avere le credenziali SPID o CIE (Carta di Identità Elettronica).
Ovviamente per la pratica è possibile avvalersi dei servizi di CAF, patronati e intermediari abilitati.
L’INPS comunica inoltre che:
“Per le domande presentate a decorrere dal 1° gennaio 2008, gli oneri da riscatto per il corso di laurea possono essere versati ai regimi previdenziali di appartenenza in unica soluzione ovvero in 120 rate mensili senza l'applicazione di interessi per la rateizzazione. È confermata la possibilità che l’interessato eserciti la facoltà di estinguere il debito anche in un numero minore di rate e comunque senza applicazione di interessi.”
Dunque è possibile pagare a rate in 10 anni in modo da gestire in particolare gli importi onerosi, così da non mettere in crisi la propria liquidità.
La risposta è: dipende. Come abbiamo visto, l’importo da versare per ottenere il riscatto della laurea può essere particolarmente oneroso, dunque occorre fare delle valutazioni generali e personali per prendere la decisione giusta.
In particolare occorre considerare:
Ci soffermiamo su quest’ultimo punto.
Il riscatto conviene soprattutto a chi ha iniziato a lavorare subito dopo la laurea, tra i 22 e i 24 anni circa, e dunque sommando gli anni di riscatto a quelli di lavoro può accedere al pensionamento prima possibile.
Mentre chi ha iniziato a lavorare tardi, diciamo dopo i 28 anni, oppure ha subito fasi di disoccupazione, potrebbe non trovare conveniente il riscatto poiché a fronte di un esborso notevole, gli anni di contributi conteggiati in più non contribuiscono significativamente a raggiungere la quota per il pensionamento.
In quest’ultimo caso è davvero importante valutare forme di investimento alternative, come l’adesione ad un fondo pensione, per utilizzare in modo proficuo l’importo destinato comunque alla pensione futura.
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