Il riscatto della laurea ai fini pensionistici è una possibilità che valutano in molti per ampliare la base contributiva su cui si determina la pensione pubblica e per avvicinarsi più rapidamente al momento della pensione.
Si tratta di un'operazione a carico del soggetto interessato, sulla quale l’INPS è di recente intervenuta per chiarire il caso dubbio di chi si vede riconoscere dalle università dei crediti formativi extra curriculari.
Un chiarimento che, come vedremo, rappresenta un’importante novità e che riaccende il dibattito circa la possibilità del riscatto a titolo gratuito.
Il riscatto della laurea ai fini pensionistici è l’opportunità di farsi accreditare, sia in termini di anni che di versamenti, i contributi relativi agli anni di studio universitario.
A oggi si tratta di un’operazione a titolo oneroso completamente a carico del soggetto interessato, che quindi richiede una seria valutazione sul da farsi.
Per accedere al riscatto non è sufficiente la sola frequentazione dell’università ma è necessario aver conseguito il titolo di studio. Inoltre, il numero massimo di anni accreditabili è quello corrispondente al regolare percorso di studio, mentre sono esclusi gli anni fuori corso.
Il riscatto della laurea non riguarda soltanto i lavoratori ma anche i disoccupati e coloro che non hanno mai avuto un’occupazione e, dunque, non sono mai stati iscritti alla previdenza obbligatoria.
L’INPS, con il messaggio n. 1512/2022, fornisce un importante chiarimento ai fini del riscatto della laurea per la pensione.
In particolare, il caso dubbio riguardava i crediti formativi universitari, i cosiddetti CFU, che gli atenei riconoscono non soltanto a fronte del superamento degli esami previsti nel percorso di studi.
I CFU possono infatti essere riconosciuti anche per conoscenze e abilità professionali certificate ai sensi della normativa vigente in materia, nonché per altre conoscenze e abilità maturate in attività formative di livello post secondario.
Questo comporta, tecnicamente, che gli studenti possono arrivare a conseguire la laurea frequentando l’università per un periodo di tempo inferiore rispetto a quello normalmente previsto dal percorso di studi con i CFU conseguiti attraverso i soli esami accademici.
Ed è qui che si creava l’anomalia.
Agli studenti che si sono laureati in meno tempo perché hanno accumulato CFU extra accademiche, quanti anni vanno riconosciuti ai fini del riscatto della laurea?
L’INPS è intervenuto fornendo una risposta chiara: gli anni da conteggiare sono sempre e comunque quelli del percorso di laurea per cui si chiede il riscatto, indipendentemente dalla provenienza dei CFU.
Dunque, anche per coloro che hanno crediti formativi riconosciuti dall’università resta valida la regola che prevede la possibilità di riscatto del periodo pari alla durata legale del corso di studi. Restano invece esclusi i periodi in cui lo studente è andato fuori corso.
Periodicamente, inoltre, torna in auge la proposta di riconoscere gratuitamente il riscatto della laurea ai fini pensionistici, che andrebbe incontro alle esigenze di chi, con il passaggio al metodo contributivo per il calcolo della pensione pubblica, unitamente a una maggiore discontinuità lavorativa, ha una maggior necessità di vedersi riconosciuti gli anni di studio ai fini contributivi ma non ha le risorse per affrontarne il riscatto a pagamento.
Parliamo principalmente di giovani e donne che, più di tutti, sono penalizzati dalle riforme delle pensioni che si sono susseguite nel corso degli anni.
Bisognerà dunque attendere la Legge di Bilancio 2023 per capire se questa proposta vedrà la luce oppure no.
A oggi, tuttavia, è possibile accedere al riscatto della laurea agevolato con il versamento di un importo minimo pari a 5.265 euro per ciascun anno del percorso di studi e fino a un massimo di 5 anni. Quindi, se il percorso di studi è pari a 3 anni, occorre versare 15.795 euro per riscattare la laurea.
Inoltre, il riscatto agevolato riguarda i soli periodi che si collochino nel sistema contributivo, dal momento che è stato introdotto proprio per venire incontro a chi ricade nel nuovo calcolo che penalizza i pensionati rispetto a coloro che beneficiano del sistema retributivo, con il quale la pensione veniva calcolata in base alle ultime retribuzioni percepite prima del ritiro dal lavoro.
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Come abbiamo visto, a oggi recuperare gli anni di studio universitario ai fini pensionistici può risultare molto oneroso, anche in caso di riscatto agevolato.
È dunque opportuno fare valutazioni accurate sul bilanciamento tra costi e benefici rispetto al riscatto della laurea.
Sicuramente può essere utile ad anticipare il momento della pensione, mentre chiedere il riscatto per integrare l’assegno pensionistico richiede valutazioni più approfondite anche delle alternative disponibili, come l’adesione alla previdenza complementare.
Iscriversi a un fondo pensione come Priamo, versando i risparmi da destinare alla previdenza, infatti, offre una serie di vantaggi che ottimizzano l’investimento.
In estrema sintesi andiamo dal trattamento fiscale di favore - a partire dalla deducibilità in dichiarazione dei redditi di quanto versato al fondo - alle opportunità di richiedere delle anticipazioni nei casi di necessità, passando per l’accesso alla RITA, che consente di fatto di anticipare il momento del pensionamento.
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