La pandemia globale ha inciso negativamente sull’economia mondiale, inclusi i trasporti marittimi, che hanno visto ad esempio un forte incremento delle tratte merci cancellate nel 2020.
L’ultimo rapporto SRM fotografa molto bene la situazione attuale, fornendo previsioni circa la ripresa e formulando proposte per fronteggiare la crisi dei porti del nostro Paese.
Vediamo insieme alcuni dei punti saliente del rapporto, che ti invitiamo a consultare integralmente.
L’SRM - Centro Studi per il Mezzogiorno, è un centro di ricerca del Gruppo Intesa Sanpaolo, che si occupa di elaborare
“studi, analisi e ricerche per contribuire alla diffusione della conoscenza e della cultura economica, e per creare valore aggiunto nel tessuto economico e sociale del Mezzogiorno, nella sua dimensione europea e mediterranea.”
Tra le diverse attività da esso svolte è senza dubbio da annoverare la redazione del Rapporto annuale “Italian Maritime Economy”, che nell’edizione del 2020 illustra dati e analisi sugli impatti della pandemia da Covid-19, nuove geomappe conseguenti, fenomeni che stanno caratterizzando il Mediterraneo e modelli portuali del futuro.
La pandemia globale sta incidendo in maniera negativa, colpendo indistintamente le economie di tutto il mondo, sui principali indicatori internazionali economici, finanziari e marittimi.
Ad esempio, possiamo menzionare i seguenti:
L’emergenza epidemiologica ancora in corso, però, sta contribuendo anche a una decisa presa di coscienza dell’importanza della logistica, in un’ottica di contributo al contenimento del contagio.
Il trasporto marittimo, infatti, rappresenta il fulcro del commercio internazionale, con il 90% delle merci che viaggia per mare.
Trasporti marittimi e logistica valgono da soli circa il 12% del PIL mondiale.
Visto il peso sull’economia globale, le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale mostrano un calo del PIL mondiale dovuto alla pandemia, pari al -4,9% nel 2020, e una lenta crescita a partire dal 2021, con un +5,4%.
Il commercio internazionale registra un ancora più grave -12% nel 2020, anche se è prevista una crescita dell’8% nel 2021.
Il trasporto marittimo mostra un andamento più in linea con quello del PIL mondiale, con un -4,4% nel 2020 e un +5% previsto per il 2021.
Il 27% dei servizi di linea mondiali via nave si concentra nel Mediterraneo, che rappresenta ancora una via privilegiata di transito per i traffici containerizzati attraverso il Canale di Suez.
Il transito attraverso il Canale, nei primi 5 mesi del 2020, non conferma la crescita a doppia cifra registrata nel corso del 2019. Tra gennaio e maggio 2020, infatti si rileva un aumento del 7% delle navi in transito, condizionato dal forte calo delle containership (-15%).
Positivi invece i dati legati al trasporto oil, come petrolio e derivati (+11%), e dry, cioè rinfuse secche come cereali, minerali ferrosi, carbone (+42%), che però non arrivano a compensare l’arresto del trend di crescita a doppia cifra del 2019.
La crescita più contenuta nel 2020 rispetto al 2019 è decisamente attribuibile alla pandemia, per due motivi:
Per quest’ultimo motivo, l’Autorità del Canale di Suez è corsa ai ripari introducendo degli sconti sui pedaggi:
Un altro fenomeno legato al COVID è il cosiddetto slow steaming, rotte percorse a una velocità inferiore al consueto per risparmiare sui costi.
Cresce poi la Rotta Marittima Artica (NSR o Northern Sea Route), sempre più frequentata per via dei cambiamenti climatici in atto.
Tra gennaio e aprile 2020 ii passaggi nella NSR sono cresciuti del 15% rispetto al 2019.
La pandemia ha causato anche un elevato numero di blank sailing, rotte cancellate a causa della mancanza di carico. Dato, questo, che ha toccato tutte le principali rotte strategiche dei container.
A fine maggio 2020 le rotte cancellate hanno toccato i 2,72 milioni di TEU, l’11,6% della capacità totale di stiva.
Il rapporto SRM stima 7 milioni di TEU persi a livello globale per il 2020.
Anche la Belt and Road Initiative (La Nuova Via della Seta) ha subito un forte impatto a causa della pandemia: su 2.951 progetti collegati all’iniziativa, per un valore di 3,87 trilioni di dollari, il 20% risulta gravemente colpito dalla pandemia, secondo una Survey del Ministero del Commercio Estero cinese.
E bisogna considerare che l’import-export tra i paesi toccati dalla BRI rappresenta il 13,4% del volume degli scambi globali e il 65% del volume degli scambi nell’Unione Europea.
Detto questo, il trasporto su rotaie da e per la Cina è cresciuto notevolmente, con un aumento registrato a luglio del 74% dei convogli in partenza dalla Cina e del 60% nella direzione opposta.
Le ferrovie cinesi affermano che il trasporto via treno ha inciso significativamente nella stabilizzazione della catena della logistica internazionale interrotta dalla pandemia, considerando che buona parte dei dispositivi di difesa dal Covid-19 ha viaggiato su rotaie.
Passando alla situazione italiana, il Rapporto registra un trend costante del traffico negli ultimi 5 anni (circa 490 milioni di tonnellate movimentate all’anno), con i flussi così suddivisi per segmenti:
Gli scambi via mare in Italia, il 36% dell’interscambio del nostro Paese, hanno raggiunto il valore di 249,1 miliardi di euro (-1% nel 2019 rispetto al 2018) così suddivisi:
Nel primo semestre 2020 l’impatto del COVID-19 ha portato a un calo del 21%.
SRM, in questo quadro di forte crisi, peraltro ancora in corso, formula una serie di proposte per uscire dal guado e capitalizzare le esperienze maturate in quest’anno davvero peculiare.
Vediamole insieme.
Il trasporto ferroviario si mostra più sicuro e rapido rispetto al trasporto su gomma, anche nell’ottica delle attese per i controlli.
Inoltre, il trasporto ferroviario può garantire maggiori capienze, ma per raggiungere i porti si usa ancora il trasporto su gomma per l’83%, mentre l’intermodalità, la combinazione strada/gomma, riguarda soltanto il 17% dei trasporti.
Ad oggi, secondo una stima SRM, ci sono nel nostro Paese opere portuali in corso per 4 miliardi di euro.
Si ritiene dunque opportuno censire le opere, verificarne lo stato di avanzamento e ridurre i carichi burocratici per accelerare i lavori.
Occorre impostare una programmazione dei fondi strutturali 2021-2027 che preveda il rilancio dei porti del Mezzogiorno, insistendo su due punti strategici:
SRM ricorda che i porti del Sud Italia movimentano oltre il 42% del totale nazionale.
Si propone il rilancio delle Zone Economiche Speciali (ZES) e Zone Logistiche Semplificate (ZLS), per dare una nuova spinta agli investimenti imprenditoriali.
L’obiettivo di ZES e ZLS è l’attrazione di investimenti industriali che portino traffico portuale e import ed export marittimo.
Sono strumenti già pronti per quel che riguarda le procedure, ma fermi a causa della mancanza dei decreti attuativi per renderli operativi.
Le Zone Economiche Speciali e le Free Zone possono essere integrate per creare territori con esenzione di IVA e dazi per le merci extra UE.
In questo modo si possono stoccare merci in magazzino e attendere la ripresa del mercato, sostenendo minori costi.
Secondo le stime SRM, su una platea di 400 aziende manifatturiere, vi è una diffusa pratica di esternalizzazione della logistica (69% per l’export e 49% per l’import).
Questo apre grandi spazi per le imprese della logistica italiana, opportunità, però, che comportano rischi se si analizzano le clausole contrattuali utilizzate, con il 67% dei casi che segnala la resa Ex-Works (franco fabbrica, dunque con costi e rischi a carico del compratore, cliente estero nel caso dell’export) il che comporta un rischio per le imprese portuali e logistiche italiane.
Il Rapporto, nell’analisi dell’impatto della pandemia sul trasporto marittimo, individua senza dubbio la necessità di riavviare o potenziare gli investimenti infrastrutturali, in modo da favorire:
E poi, puntare sull’innovazione su due direttrici:
Per tutti gli altri dati, invitiamo a consultare il rapporto SMR integrale.
Il MIMS si è espressa in merito alla vaccinazione COVID del personale marittimo, definendola prioritaria.
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