La risposta è: sì! Anche chi è privo di un’occupazione può aderire a un fondo pensione e, dunque, accantonare fondi da dedicare alla propria previdenza complementare.
In questo articolo scopriremo infatti che tutti hanno il diritto di aderire a un fondo pensione, inclusi disoccupati e minori, quali sono i limiti della pensione sociale (ora assegno sociale) e quali sono i vantaggi legati all’adesione al Fondo Priamo per i propri familiari a carico.
Il fondo pensione rappresenta una forma di previdenza complementare che non è dedicata esclusivamente ai lavoratori dipendenti.
In realtà, tutti hanno il diritto di aderire a un fondo pensione, e più nel dettaglio:
Come vedi, al fondo possono iscriversi persone disoccupate o che non hanno mai lavorato, ma anche i minori.
Si tratta di un’opportunità aperta a tutti, dal momento che tutti hanno diritto a una vecchiaia serena e tutelata, indipendentemente dal fatto che svolgano o abbiano svolto un’attività lavorativa o meno.
Partiamo nella nostra analisi con le persone prive di un’occupazione per tutta la vita, che raggiungono l’età per il pensionamento.
Nel nostro Paese, a partire dal 1° gennaio 1996 il sistema previdenziale pubblico ha sostituito la pensione sociale con l’assegno sociale.
Si tratta di una prestazione economica, erogata dopo aver fatto regolarmente richiesta, rivolta a cittadini italiani e stranieri in condizioni economiche disagiate e con redditi inferiori alle soglie previste annualmente dalla legge.
I richiedenti devono risiedere sul territorio italiano, dal momento che tecnicamente la prestazione non è “esportabile”, dunque non può essere riconosciuta a chi risiede all’estero.
A partire dal 1° gennaio 2019, per ottenere l'assegno, tutti i cittadini italiani e stranieri devono soddisfare i requisiti che seguono:
L’importo dell’assegno sociale per il 2022 è pari a 468,11 euro mensili per 13 mensilità, e spetta:
Visti i dati illustrati nel paragrafo precedente, appare subito evidente che la pensione sociale non può bastare a sostenere le necessità di una persona con età superiore a 67 anni.
La cifra piena spetta soltanto a chi è solo e non ha alcun reddito oppure a chi, pur avendo un/una partner, può contare comunque su entrate esigue. Inoltre chi ha un reddito lievemente superiore rischia di vedersi decurtare l’assegno.
Ecco perché pensare fin da subito a una pensione integrativa, anche per chi in famiglia non ha un’occupazione, può essere una scelta lungimirante, che va a proteggere chi domani sarà anziano e avrà esigenze finanziarie più stringenti sul fronte della salute, della sicurezza abitativa, e così via.
Dunque, in ambito familiare sarebbe sempre opportuno valutare la previdenza complementare in modo da non lasciare nessuno privo di tutele in una fase molto delicata della vita.
Se una persona senza lavoro e iscritta a un fondo pensione trova lavoro, cosa accade al capitale accumulato per la pensione integrativa?
Nel caso dei lavoratori dipendenti, il soggetto interessato può aderire al fondo negoziale del suo Settore e trasferirvi l’intero capitale fino ad allora accumulato.
In generale, è sempre possibile trasferire il capitale da un fondo pensione a un altro, a seconda della situazione lavorativa dell’iscritto, che potrebbe passare:
Insomma, la posizione individuale segue il soggetto per cui è stata aperta e non va perduta.
Vediamo, in chiusura, un’opportunità riservata ai nuclei familiari composti da più di una persona: quella di iscrivere al proprio fondo pensione anche i familiari fiscalmente a carico, come coniugi e figli.
Ne abbiamo parlato in un precedente articolo dal titolo “Perché investire in un Fondo pensione per i figli”, che ti invitiamo a leggere.
In particolare, da ottobre 2018 gli iscritti al Fondo Priamo hanno la possibilità di aprire una posizione previdenziale a favore dei figli (minorenni o maggiorenni) o del coniuge (se a carico).
Questa scelta consente di accedere a una serie di vantaggi:
Un’opportunità destinata a tutti i membri della famiglia, in particolare quelli privi di un’occupazione e, dunque, di reddito proprio e di iscrizione alla previdenza pubblica.
Per approfondire leggi il nostro documento dal titolo I fiscalmente a carico: un’opportunità da non lasciarsi sfuggire.
Approfondiamo quanto emerso dalla relazione annuale COVIP del 2023, analizzando gli indicatori socio-demografici relativi agli aderenti alla previdenza complementare.
Secondo il Rapporto Edufin 2023 il 17% del campione analizzato risulta iscritto alla previdenza complementare. Approfondiamo.
Solo circa il 17% degli italiani ha aderito a fondi negoziali, aperti o PIP. Ecco le ragioni della mancata adesione.
Vediamo perché è fondamentale promuovere le conoscenza e incentivare l’adesione alla previdenza complementare.
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