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Gap di genere e generazionale nei fondi pensione italiani

Nel 2023 l'adesione alla previdenza complementare, e in particolare ai fondi pensione negoziali, ha registrato una significativa crescita. Tuttavia, dietro a questo dato positivo si nascondono ancora alcune sfide generazionali e di genere: i giovani e le donne, infatti, rimangono sotto-rappresentati

Questo articolo esplorerà i dati pubblicati dalla COVIP nella Relazione annuale del 2023, focalizzandosi sugli indicatori socio-demografici relativi agli aderenti alla previdenza complementare. In particolare, sarà analizzata la limitata partecipazione dei giovani, da un lato, e delle donne (in tutte le fasce d'età), dall’altro.

Verranno inoltre esaminati i rischi previdenziali specifici che le donne affrontano e si vedrà come questi possano essere mitigati anche tramite l’adesione alla previdenza complementare.

Infine, si discuteranno le motivazioni per cui i giovani, indipendentemente dal genere, dovrebbero considerare l'adesione fin dai primi anni di lavoro, per sfruttare appieno il lungo arco temporale a disposizione.

Iscritti ai fondi pensione in crescita: il divario generazionale e di genere

Alla fine del 2023, secondo i dati della COVIP (Commissione di vigilanza sui fondi pensione), il numero totale degli iscritti alla previdenza complementare ha raggiunto i 9,6 milioni, registrando un aumento del 3,7% rispetto al 2022

Attualmente, quasi il 36,9% della forza lavoro è coperto da questo tipo di previdenza, evidenziando una crescita significativa ma con ampi spazi per ulteriori miglioramenti, considerando l'importanza crescente della pensione integrativa nel contesto previdenziale italiano.

Per approfondire, invitiamo a consultare la nostra Guida rapida al sistema pensionistico italiano.

Nello specifico, la crescita degli iscritti ai fondi pensione negoziali ha mostrato un aumento ancora più marcato, con 3,9 milioni di adesioni (+5,4% rispetto al 2022).

Analizzando la composizione degli iscritti alla previdenza complementare secondo le principali caratteristiche socio-demografiche, tuttavia, emerge un dato allarmante: gli uomini, infatti, costituiscono quasi i due terzi degli iscritti (61,7%), percentuale che sale al 72,7% nei fondi pensione negoziali, evidenziando un significativo divario di genere.

Per quanto riguarda le fasce di età, la maggior parte degli aderenti è concentrata nelle classi intermedie e prossime al pensionamento:

  • il 47,8% ha un’età compresa tra 35 e 54 anni;
  • il 32,9% ha almeno 55 anni.

Questi dati sottolineano anche un altro divario significativo, quello generazionale.

Tuttavia, la COVIP segnala un motivo di ottimismo:

“Pur attestandosi ancora su percentuali inferiori rispetto alle altre fasce, negli ultimi anni il peso della componente più giovane (fino a 34 anni) sul totale degli iscritti è comunque cresciuto, passando dal 17,6% del 2019 al 19,3% del 2023.”

La relazione fotografa dunque una ridotta partecipazione delle donne e dei giovani alla previdenza complementare. La Commissione individua nell’accesso al mercato del lavoro solo una delle cause che influenzano questo fenomeno. Altre ragioni vanno ricercate in fattori culturali, come una limitata educazione finanziaria e previdenziale di queste categorie che impedisce loro di acquisire le conoscenze necessarie per prendere decisioni consapevoli e informate per il loro futuro.

A tal proposito, invitiamo a consultare anche il nostro approfondimento Rapporto Edufin 2023: il 17% del campione è iscritto alla previdenza complementare.

L’importanza dell’adesione al fondo pensione per le donne

La minore partecipazione delle donne ai fondi pensione non fa che accentuare i rischi legati al loro futuro pensionistico, potenzialmente portandole a condizioni di grave precarietà economica in età avanzata.

In particolare, affidarsi esclusivamente alla previdenza obbligatoria comporta assegni pensionistici strutturalmente inferiori rispetto a quelli percepiti dagli uomini, poiché l’importo della pensione pubblica viene definito sulla base dei contributi versati nel corso degli anni. 

Come sappiamo, nel caso delle lavoratrici il versamento dei contributi risente del gap salariale accumulato nel corso della vita lavorativa, nonché della discontinuità nel lavoro dovuta all’attività di cura di bambini e anziani, che nel nostro Paese ricade in buona parte proprio sulle donne, oltre che al ricorso al part-time involontario, che in molti casi rappresenta una “scelta obbligata” per coniugare lavoro e famiglia, riducendo così i contributi previdenziali accumulati e di conseguenza l'importo dell'assegno pensionistico.

A questo si aggiunge poi un altro fattore, ovvero l'aspettativa di vita. I dati dell'ISTAT del 2023 indicano una speranza di vita alla nascita di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne. Questo significa che le donne vivono in media oltre 4 anni in più degli uomini, aumentando il rischio di affrontare una fase di longevità con maggiori necessità finanziarie.

Per tutti questi motivi, l'adesione alla previdenza complementare, e in particolare ai fondi pensione negoziali, gioca un ruolo cruciale nel tutelare il tenore di vita delle donne durante la delicata fase della terza età.

Per approfondire questo tema consigliamo la lettura del nostro articolo Perché le donne dovrebbero aderire a un fondo pensione.

Giovani e fondo pensione: perché dovrebbero aderire?

I rischi legati al futuro previdenziale dei giovani siano simili a quelli che affrontano le donne. Anche i più giovani, infatti, devono fare i conti con la prospettiva di una maggiore longevità in un contesto lavorativo sempre più discontinuo e instabile, con due conseguenze: da una parte l’allungamento della vita lavorativa e il progressivo allontanamento dell’età pensionabile, dall’altro la riduzione dell’importo degli assegni pensionistici pubblici.

Aderire alla previdenza complementare sin dal primo ingresso nel mondo del lavoro, o addirittura anche prima grazie all'adesione dei genitori per conto dei propri figli a carico, rappresenta quindi non solo un’opportunità, ma una vera e propria necessità.

Il motivo principale di questa raccomandazione risiede in un fattore cruciale: il tempo. Un lungo orizzonte temporale rappresenta una risorsa preziosa per massimizzare i benefici derivanti dall'adesione ai fondi pensione negoziali.

Ecco i dettagli:

  • anche con accantonamenti mensili modesti e finanziariamente sostenibili è possibile raggiungere obiettivi significativi in termini di pensione integrativa grazie al meccanismo dell'interesse composto, che permette ai rendimenti di capitalizzarsi anno dopo anno, generando una crescita esponenziale del capitale accumulato;
  • i giovani possono beneficiare fin da subito del contributo aggiuntivo del datore di lavoro, che viene riconosciuto di diritto in caso di versamento di un contributo proprio da affiancare al solo TFR, sfruttando al massimo questo vantaggio con un impatto minimo sul proprio stipendio;
  • gli aderenti giovani possono beneficiare per tutta la loro carriera lavorativa dei vantaggi fiscali offerti dai fondi pensione, inclusa la deduzione annuale dei contributi, che riduce efficacemente l'imposizione fiscale sul risparmio previdenziale;
  • in termini di scelte di investimento, nei fondi multi-comparto come Priamo, i giovani possono selezionare comparti con un rapporto rischio/rendimento più elevato nei primi anni di adesione, per poi passare a linee di investimento meno rischiose in prossimità del pensionamento.

In conclusione, sia le donne che i giovani dovrebbero valutare attentamente di aderire fin dalla giovane età alla previdenza complementare, specie ai fondi pensione negoziali, per massimizzare i benefici riservati a questa forma di gestione del risparmio e per tutelare il più possibile il proprio futuro.

Per approfondire questo tema, invitiamo a leggere anche il nostro articolo Perché i giovani dovrebbero aderire a un fondo pensione.

 

 

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