L’invecchiamento della popolazione ha un impatto sempre più importante sul nostro sistema pensionistico pubblico, che oggi fa più fatica a garantire redditi adeguati alle esigenze della terza età rispetto al passato.
In questo articolo vedremo perché molti pensionati italiani sono a rischio povertà e cosa dicono i dati relativi al tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra l’ultimo stipendio e la prima pensione.
Vedremo, poi, come vivono oggi i pensionati, quali sono le loro spese e perché in futuro la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente.
Scopriremo, inoltre, perché la previdenza complementare, e i fondi pensione negoziali in particolare, possono rappresentare la risposta giusta oltre che finanziariamente sostenibile.
Infine, vedremo tutti i motivi per cui valutare economicamente l’adesione al proprio fondo pensione negoziale di settore fin dal primo impiego.
Il rischio di povertà senile si fa sempre più concreto per molti lavoratori che, nel corso della vita lavorativa, sono in grado, non senza difficoltà, di sostenere se stessi e le proprie famiglie, ma che in età avanzata potrebbero trovarsi in stato di necessità.
Il motivo è semplice: a fronte dell’invecchiamento della popolazione, con poche nascite e una speranza di vita in crescita, il solo sistema pensionistico pubblico, così come è concepito attualmente, rischia di non essere più sufficiente a garantire un adeguato tenore di vita alle persone anziane.
I dati parlano chiaro, soprattutto se osserviamo l’andamento nel tempo del tasso di sostituzione, ovvero il rapporto tra l’ultimo stipendio percepito prima del pensionamento e il primo assegno pensionistico (misurato in termini percentuali). Dunque, fatto 100 l’ultimo stipendio prima di andare in pensione, il tasso di sostituzione è la percentuale di stipendio che si otterrà sotto forma di assegno pensionistico (ad esempio, se il mio ultimo stipendio è pari a 2.000 euro e la mia pensione è pari a 1.600 euro, il tasso di sostituzione sarà dell’80%).
Secondo i calcoli elaborati dalla Ragioneria generale dello Stato, infatti, il tasso di sostituzione scenderà in maniera significativa nel corso dei prossimi anni.
Prendendo a titolo di esempio un lavoratore dipendente del settore privato con anzianità contributiva pari a 38 anni, il suo tasso di sostituzione lordo:
Appare dunque subito evidente che, con il passare degli anni, il reddito da pensione pubblica sarà sempre più esiguo e andrà a scontrarsi con le possibili maggiori esigenze finanziarie di un soggetto anziano, a partire da quelle legate a salute e potenziale non autosufficienza.
Per approfondire questo argomento leggi il nostro articolo Cos'è il tasso di sostituzione della previdenza obbligatoria.
Le stime sul tasso di sostituzione ci dicono che il futuro non è affatto roseo sul fronte dei redditi da pensione. Non solo: per chi deve gestire la sola pensione pubblica per far fronte alle proprie spese, la complessità riguarda anche il presente.
Secondo uno studio condotto dal Cses (Centro studi di economia sanitaria di Senior Italia FederAnziani) basato su dati ISTAT e sul rapporto di Confindustria “L’economia della terza età” del 2020, la spesa mensile di chi ha più di 65 anni si basa su due grandi filoni:
Una spesa media totale pari a 1.215 euro mensili, che ha un forte impatto sulla vita del pensionato se si considera che, nel 2022, l’importo medio delle pensioni di vecchiaia è stato pari a 1.359,53 euro (Fonte INPS).
Analizzando la spesa non alimentare, sono tre le voci importanti:
Questi costi, in presenza della forte inflazione degli ultimi anni e di un parziale adeguamento degli assegni pensionistici, in combinazione con il tasso di sostituzione in calo, portano sempre più pensionati a rischiare di finire in povertà relativa. Ciò significa che il pensionato potrebbe non avere le risorse finanziarie sufficienti a condurre una vita che contempli almeno le spese basilari, mentre resterebbero del tutto escluse le spese che potrebbero essere dedicate a migliorare lo stile di vita come viaggi, un’abitazione più comoda, un’alimentazione sana, o ancora l’accesso a cure e trattamenti sanitari particolarmente onerosi.
Leggi anche il nostro articolo Cos'è il rischio di longevità e come influisce sul tuo futuro.
La strada migliore, appositamente studiata per integrare il proprio reddito da pensione e ridurre il rischio di situazioni di povertà senile, è affidarsi alla previdenza complementare e, nel caso dei lavoratori dipendenti, ai fondi pensione negoziali.
I fondi pensione negoziali sono legati ai CCNL dei lavoratori dipendenti; ad esempio, il Fondo Priamo è il fondo pensione negoziale per i lavoratori cui si applicano i seguenti CCNL:
Aderendo a un fondo negoziale come Priamo, il lavoratore versa mensilmente il TFR al fine di ottenere un rendimento nel corso del tempo. Inoltre, anche in presenza di redditi da lavoro che non consentono grande spazio per il risparmio, può decidere di accantonare mese dopo mese una piccola percentuale del proprio stipendio, da sommare al TFR, che gli dà diritto a ottenere il contributo aggiuntivo a carico del datore di lavoro.
Soprattutto in caso di adesione in giovane età, inoltre, il risparmio diventa finanziariamente sostenibile e consente di progettare con cura e attenzione il proprio futuro pensionistico con un impatto estremamente ridotto sulle proprie disponibilità economiche.
Leggi anche il nostro approfondimento Il ruolo dei fondi pensione nella previdenza.
La sostenibilità finanziaria degli accantonamenti nel fondo pensione negoziale non è l’unica ragione per cui scegliere questa forma di previdenza complementare il proprio futuro pensionistico.
Vediamo nel dettaglio tutte le ragioni per cui è fondamentale aderire prima possibile, fin dal primo impiego, al fondo pensione negoziale del proprio CCNL.
La capitalizzazione individuale è il sistema applicato dai fondi pensione, dunque anche da Fondo Priamo, per formare la base per il pagamento delle prestazioni pensionistiche.
Ciascun iscritto a fondo accumula sulla propria posizione individuale un importo, definito “montante”, che è rappresentato dalla somma di TFR, contributi propri del lavoratore, contributi aggiuntivi del datore di lavoro e rendimenti ottenuti dall’investimento del montante stesso, al netto di imposte e commissioni.
In un orizzonte temporale lungo, che è proprio del risparmio previdenziale, il montante di un lavoratore dipendente che conferisce al fondo sia il TFR che un contributo proprio si compone nel dettaglio di:
Tutti tasselli per costruire una buona integrazione del proprio reddito da pensione.
Diversificare gli investimenti significa destinare il denaro che si intende investire a diverse tipologie di strumenti finanziari, con l’obiettivo di tutelare il capitale investito.
I fondi pensione negoziali permettono una diversificazione del portafoglio tale da minimizzare i rischi. I fondi multicomparto, come Priamo, offrono agli aderenti anche la possibilità di scegliere tra più linee di investimento, che rispondono alle diverse esigenze degli iscritti in termini di propensione al rischio e orizzonte temporale disponibile, grazie alla differenziazione degli strumenti finanziari impiegati, che vanno dai Titoli di Stato alle azioni.
A seconda della situazione finanziaria dell’aderente, questo ha la possibilità di:
Approfondisci alla nostra pagina dedicata alle Prestazioni prima del pensionamento.
Per tutte queste ragioni, una buona pianificazione previdenziale fin dal primo impiego è la scelta ideale per organizzare i propri risparmi impattando in maniera gestibile sul presente e ottenendo un’integrazione al reddito futuro.
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