La Banca d’Italia ha pubblicato la sua “Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita”, condotta sulle imprese italiane dell'industria e dei servizi con almeno 50 addetti, dalla quale emerge un tasso di inflazione attesa sui 12 mesi pari all’8,1%, una percentuale che rappresenta un ulteriore incremento dei prezzi previsto per tutto il 2023.
Analizzando un orizzonte temporale di 2 anni, e poi un periodo da 3 a 5 anni, però, le aspettative sull’inflazione sono in diminuzione e calano rispettivamente al 6,7 e al 5,7%.
In questo articolo cercheremo di spiegare che cos’è l’inflazione e quali sono le ripercussioni, per poi analizzare i dati resi noti da Bankitalia, che mostrano, oltre alle attese sull’incremento dei prezzi, anche i primi segnali di ripresa, a partire dagli investimenti delle imprese.
In un contesto come quello attuale, caratterizzato da un’inflazione sostenuta, vedremo quanto sia importante per i risparmiatori fare una riflessione circa la corretta allocazione del proprio denaro.
Scopriremo infine perché, in un’ottica di risparmio previdenziale, il fondo pensione è sempre la scelta migliore.
L’inflazione è un indicatore che misura l'aumento generalizzato dei prezzi. Un’inflazione sostenuta, e che cresce velocemente, desta preoccupazione perché tende a ridurre il potere d’acquisto di individui, famiglie e imprese. Questo significa che, all’aumentare dell’inflazione, con lo stesso quantitativo di denaro si possono comprare sempre meno beni e servizi rispetto a quelli acquistati in una fase di inflazione sotto controllo.
La perdita di potere d’acquisto si manifesta principalmente in due modi:
In poche parole, all’aumento dei prezzi di beni e servizi non fa seguito una crescita dei salari reali e dei rendimenti sul denaro mantenuto liquido sul conto corrente o addirittura custodito in casa.
Detto questo, un tasso minimo di inflazione - che nell’Eurozona (cioè nei Paesi cioè che hanno come propria moneta l’Euro) è oggi fissata al 2% - è in realtà un dato positivo, dal momento che un aumento contenuto dei prezzi è sintomo di crescita e, dunque, di buona salute dell’economia.
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L’inflazione nel 2022 è cresciuta notevolmente a livello globale. Secondo l'Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita, condotta da Bankitalia tra il 22 novembre e il 14 dicembre 2022 presso le imprese italiane dell'industria e dei servizi con almeno 50 addetti, le attese sull’inflazione al consumo sono aumentate, raggiungendo:
Dunque, la crescita dei prezzi dovrebbe rimanere sostenuta nel 2023, seppure con una attenuazione nei settori dell’industria e delle costruzioni.
La spinta alla dinamica al rialzo dei prezzi è dovuta principalmente ai rincari delle materie prime e alle più elevate attese di inflazione, che influenzano l’inflazione reale.
Si prevede, dunque, un tasso di inflazione ancora molto alto per tutto il 2023, secondo le aspettative delle imprese italiane.
Questo dato, unito alle politiche restrittive delle banche centrali, che hanno portato a un conseguente innalzamento dei tassi di interesse, purtroppo fa ancora temere l’arrivo di una recessione, ovvero un fase economica caratterizzata da elevata inflazione e crescita nulla o addirittura negativa.
Tuttavia, anche considerando uno scenario più allargato, l’orizzonte è meno cupo rispetto a qualche mese fa. Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale (FMI), ad esempio, l'inflazione globale dovrebbe scendere nei prossimi anni, passando dall'8,8% del 2022 al 6,6% del 2023, fino a raggiungere un tasso atteso del 4,3% del 2024, sebbene ancora al di sopra dei livelli pre-pandemia, quando si attestava al 3,5%.
Per quanto concerne gli investimenti delle imprese nell’economia italiana, secondo le rilevazioni di Banca d’Italia nel quarto trimestre 2022 era previsto un peggioramento delle condizioni per investire, pari al -30,2%. Se paragonato al dato relativo al terzo trimestre 2022 (superiore al -60%), però, possiamo già evidenziare un, seppur debole, segnale positivo.
Per quanto concerne le condizioni di accesso al credito, circa tre quarti delle imprese le considerano stabili, mentre il 21% delle imprese intervistate si aspetta un peggioramento. La posizione complessiva di disponibilità di denaro liquido è invece valutata sufficiente, o più che sufficiente, da oltre il 90% del campione.
Nonostante i giudizi sfavorevoli sulle condizioni per investire, il saldo fra previsioni di aumento e diminuzione della spesa per beni capitali è rimasto positivo in tutti i settori.
Nel primo semestre del 2023 la spesa per investimenti dovrebbe aumentare rispetto al semestre precedente per circa il 37% delle imprese, mentre il 16,8% ne prevede una riduzione.
L’Indagine mostra dunque segnali di ripresa da parte delle imprese e di fiducia in un miglioramento dell’economia nel breve e medio periodo.
Ma cosa fare con i risparmi in una fase inflazionistica così sostenuta? Beh, innanzitutto si consiglia di non mantenere il denaro fermo sul conto corrente, o addirittura sotto il proverbiale materasso.
Come abbiamo visto, infatti, i soldi nella disponibilità dei risparmiatori in forma estremamente liquida (c/c o contanti, appunto), generano delle perdite in presenza di una inflazione sostenuta.
In particolare, i risparmi lasciati sul conto:
Per questo, è sempre opportuno fare un’attenta analisi delle proprie risorse finanziarie, trattenendo in forma liquida (conto corrente e/o contanti) soltanto il denaro necessario a:
Dunque, tenere tutto il resto del denaro sul conto in una fase caratterizzata da elevata inflazione può portare a una perdita.
Il primo passo per investire nel miglior modo possibile il proprio denaro è ragionare attentamente sui propri obiettivi di risparmio, in modo da indirizzare correttamente i propri fondi e non disperderli in attività inadeguate, dispendiose o estremamente rischiose, soprattutto quando le risorse sono limitate e diversificare non è semplicissimo.
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Nell’analisi degli obiettivi di risparmio, tutti dovremmo valutare la possibilità di destinare parte del reddito e patrimonio al risparmio previdenziale, destinato alla fase della vita in cui si va in pensione, considerando che la previdenza pubblica non è più sufficiente a mantenere integro il proprio tenore di vita nel delicato passaggio dalla vita lavorativa a quella di pensionato.
Individuato un obiettivo così importante, lo strumento più indicato per investire i propri risparmi restano i fondi pensione negoziali, come il Fondo Priamo, che nascono proprio con l’obiettivo di sostenere le lavoratrici e i lavoratori nella costruzione di una pensione integrativa rispetto a quella pubblica.
A tal proposito, ricordiamo che i fondi pensione negoziali offrono una serie di opportunità agli aderenti. Nel dettaglio:
Non solo. Per massimizzare i benefici derivanti dall’adesione a un fondo pensione, sarebbe opportuno iscriversi fin da giovani. Chi decide di investire nella previdenza complementare fin dal primo rapporto di lavoro, infatti, può innanzitutto contare su un orizzonte temporale lungo per costruire il proprio futuro previdenziale.
Alla luce di tutto ciò, è chiaro che l’adesione a un fondo pensione comporta un investimento nel lungo periodo. Proprio questo fattore rappresenta lo strumento più efficace per contrastare situazioni di incertezza come quella attuale, caratterizzata - come abbiamo visto - da una forte inflazione e dalla volatilità dei mercati finanziari. Nel lungo periodo, infatti, tendenzialmente le fasi di crisi saranno compensate da fasi espansive.
Ecco perché, in periodi estremamente turbolenti come quello che stiamo attraversando, è importante evitare di agire d’impulso e non smobilizzare le risorse investite nel fondo, per evitare che le perdite virtuali diventino reali, di fatto vanificando gli effetti positivi generati da un investimento di lungo periodo.
Insomma, una buona educazione finanziaria e previdenziale può fare la differenza in fasi economiche come quella che stiamo vivendo, aiutando tutti noi tutelare i risparmi e a mantenere ben saldo il timone verso i propri obiettivi.
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