Il DEF, Documento di economia e finanza, è il documento che delinea la direzione della politica economica e di bilancio del nostro Paese.
Questo documento fornisce indicazioni anche sulla spesa pubblica, e in particolare sulla spesa previdenziale, che negli anni è cresciuta inesorabilmente: si stima infatti che nel 2040 rappresenterà ben il 17% del PIL italiano.
In questo articolo scopriremo cos’è il DEF, per poi approfondire i dati esposti nel DEF 2024 sulla spesa pensionistica, incluso il focus a cura della Ragioneria Generale dello Stato.
Vedremo, in seguito, quali sono gli anticipi pensionistici che potrebbero esaurirsi e non essere rinnovati nel 2025.
Infine ricorderemo perché, anche in virtù delle novità introdotte dal DEF 2024, l’adesione a un fondo pensione negoziale rappresenta un’ottima opportunità per contenere le incertezze derivanti da un sistema previdenziale obbligatorio sempre più in difficoltà.
Come anticipato, DEF è l’acronimo di Documento di economia e finanza. Esso costituisce il principale strumento di programmazione della politica economica e di bilancio nell’ambito del processo di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri dell’UE.
Sul portale della Camera dei Deputati troviamo una definizione più ampia del documento:
“costituisce il principale documento di programmazione della politica economica nazionale, che traccia, in una prospettiva di medio-lungo termine, gli impegni, sul piano del consolidamento delle finanze pubbliche, e gli indirizzi, sul versante delle diverse politiche pubbliche, adottati dall’Italia per il rispetto del Patto di Stabilità e Crescita europeo e il conseguimento degli obiettivi di crescita intelligente, sostenibile e solidale definiti nella Strategia Europa 2020.”
In sostanza, il DEF definisce tempi e modi che il nostro Paese adotterà per gestire e risanare i conti pubblici e, al contempo, per raggiungere obiettivi legati a specifici macro ambiti, quali occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale, energia e sostenibilità ambientale, definiti, come detto, nell’ambito dell’Unione Europea.
Il DEF deve indicare anche i risultati e le previsioni dei conti dei principali settori di spesa dello Stato; tra questi la spesa previdenziale rappresenta una componente molto rilevante.
Dunque, il DEF non può prescindere da un’analisi sul presente e il futuro del sistema pensionistico.
Il DEF 2024, curato dalla Direzione Analisi e Ricerca Economico – Finanziaria del Dipartimento del Tesoro, è stato approvato il 9 Aprile 2024 dal Consiglio dei Ministri.
Le notizie sul fronte delle pensioni, in particolare su quelle anticipate, non sembrano affatto rosee.
A fine 2024 la spesa pubblica per le pensioni si avvia a toccare i 337,4 miliardi, con una crescita del 5,8% rispetto al 2023, mentre per il periodo 2025-2027 la stima è quella di una crescita continua al tasso medio annuo del 2,9%. Inoltre, in un focus inserito nel documento a cura della Ragioneria Generale dello Stato, si valuta che dal 2029 in avanti il rapporto tra spesa pensionistica e PIL riprenderà ad aumentare, fino a raggiungere il 17% nel 2040.
Le cause di questa inesorabile crescita sono molteplici e il DEF ne individua due in particolare:
Ed è in questo quadro di spesa crescente che gli spazi per aprire alle varie forme di pensionamento anticipato si riducono considerevolmente.
Alla luce di quanto finora illustrato, ci sono alcuni anticipi pensionistici che, se non rinnovati, andranno a esaurimento al termine del 2024.
Ci riferiamo, in particolare, a tre forme di accesso anticipato alla pensione che già nell’anno in corso hanno subito una forte contrazione delle platea interessata, in base a quanto previsto dall’ultima Legge di Bilancio, ovvero:
Per questi ultimi due casi, si sta valutando una “soluzione-ponte”, magari con un prolungamento per tutto il 2025 in attesa di tempi migliori per una riforma organica delle pensioni, mentre Quota 103 potrebbe diventare Quota 104, con l’innalzamento del requisito anagrafico da 62 a 63 anni e il mantenimento di quello contributivo a 41 anni.
Pare tramontare definitivamente, invece, il progetto di Quota 41, con la possibilità di andare in pensione anticipata una volta raggiunto il solo requisito contributivo, indipendentemente dall’età anagrafica.
Infine, per il 2025 il Governo prevede altre due importanti novità per le pensioni:
Tutti provvedimenti, insomma, che confermano ancora una volta come l’obiettivo sia quello di contenere la spesa pensionistica e ritardare il momento dell’uscita dal mercato del lavoro.
Tuttavia, per avere maggiori certezze per il 2025 occorrerà attendere l’autunno e la nuova Legge di Bilancio, che metterà nero su bianco e voce per voce le intenzioni di spesa o di contrazione della stessa espresse nel DEF.
Leggi anche il nostro articolo Chi può andare in pensione nel 2024?.
Chiudiamo ricordando che chi sceglie di aderire a un fondo pensione negoziale come Fondo Priamo ha a sua disposizione degli strumenti aggiuntivi per combattere l’incertezza derivante dalle decisioni sulla previdenza obbligatoria.
Non parliamo, soltanto, della fondamentale e ormai imprescindibile possibilità di dotarsi di una pensione complementare, che va a incrementare un assegno pensionistico destinato con tutta probabilità a essere sempre meno ricco, ma anche della Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA).
Si tratta di un anticipo della pensione integrativa, che può essere richiesto dagli aderenti al fondo in possesso dei seguenti requisiti:
In alternativa, la RITA è riconosciuta ai lavoratori iscritti con i seguenti requisiti:
Dunque, si tratta di un’opportunità importante, soprattutto in casi di disoccupazione involontaria in prossimità della pensione, in un contesto in cui è sempre più complesso fare delle previsioni credibili sul proprio futuro dal punto di vista della previdenza obbligatoria.
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