La rivalutazione delle pensioni pubbliche è un meccanismo ideato nel tentativo di adeguare gli assegni al progressivo aumento del costo della vita, dunque all’inflazione. Si tratta, tuttavia, di un adeguamento che non avviene allo stesso modo per tutti, poiché lo Stato deve al contempo perseguire un altro obiettivo: contenere la spesa pensionistica.
In questo articolo vedremo in cosa consiste la rivalutazione delle pensioni, anche nota come “meccanismo di perequazione” e qual è lo schema degli incrementi previsti per il 2024.
Questo perché, come accennato, l’aumento pieno delle pensioni in base all’inflazione non riguarda tutti gli assegni: infatti, al crescere del reddito pensionistico, l’aliquota di perequazione cala.
Infine, andremo a vedere le ragioni per cui, anche in un’ottica di perequazione, scegliere di aderire a un fondo pensione per avere un’integrazione alla pensione pubblica è una decisione sempre più necessaria.
Ogni anno, agli assegni pensionistici pubblici viene applicata una rivalutazione in base al dato dell'indice medio dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, ovvero dell’inflazione. Si tratta, di fatto, di un adeguamento degli assegni pensionistici al costo della vita.
Questo meccanismo è anche detto “perequazione delle pensioni” e viene applicato esclusivamente se l’indice aumenta; se, invece, si registra una sua diminuzione, le pensioni non subiscono variazioni.
Il Ministero dell’Economia e il Ministero del Lavoro, sulla base dei dati forniti dall’ISTAT (che si occupa appunto di rilevare l’indice dei prezzi al consumo), pubblicano annualmente un decreto in cui sono indicate:
Dunque, è possibile che ci siano degli scostamenti tra le rivalutazioni applicate sul singolo anno; in questo caso, si renderà necessario un conguaglio, a favore o a sfavore del pensionato a seconda che la rivalutazione definitiva sia più elevata o più bassa di quella provvisoria.
Leggi anche il nostro approfondimento Come funziona il meccanismo di rivalutazione delle pensioni.
L’indice provvisorio di rivalutazione delle pensioni per il 2024 è pari al 5,4%, così come stabilito dal decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 novembre 2023.
Tuttavia, nel tentativo di limitare l'aumento della spesa pensionistica complessiva, negli ultimi anni la rivalutazione non si è applicata al 100% su tutti gli assegni, ma in maniera inversamente proporzionale rispetto al valore della pensione: ciò significa che, al crescere della pensione, si riduce l’aliquota di rivalutazione.
Per chiarire meglio questo passaggio, indichiamo di seguito la tabella delle rivalutazioni per il 2024, considerando che il trattamento pensionistico minimo per il 2023 è fissato a 563,74 euro:
Fascia di reddito da pensione | Percentuale di rivalutazione | Aumento effettivo |
Fino a 4 volte il minimo
(fino a 2,272,76 euro) |
100% | 5,4% |
Da 4 a 5 volte il minimo
(da 2,271,76 a 2.839,70) |
85% | 4,590% |
Da 5 a 6 volte il minimo
(da 2.839,70 a 3.407,64) |
53% | 2,862% |
Da 6 a 8 volte il minimo
(da 3,407,64 a 4.543,52) |
47% | 2,538% |
Da 8 a 10 volte il minimo
(da 4.543,52 a 5.679,40) |
37% | 1,998% |
Oltre 10 volte il minimo
(oltre 5.679,40) |
22% | 1,188% |
Precisiamo, infine, che le regole alla base della scelta delle percentuali di rivalutazione da applicare e delle relative fasce vengono prese di anno in anno con la Legge di Bilancio.
Come anticipato, l’aumento della pensione in base alla rivalutazione cambia di anno in anno, e non sempre si tratta di percentuali come quella definita nel 2024. Questo perché le autorità politiche e monetarie europee hanno come obiettivo quello di riportare l’inflazione - che negli ultimi anni ha registrato una significativa crescita - intorno al 2%. Di conseguenza, il calo dell’inflazione, dovuto anche alle politiche in atto (come l’innalzamento dei tassi di interesse), porterà a una riduzione della rivalutazione delle pensioni.
Dunque, contare sulla sola rivalutazione per sostenere il proprio reddito da pensione non è un’opzione efficace per tutelare in maniera adeguata il proprio tenore di vita.
Per contrastare gli effetti dell’inflazione futura è possibile intervenire attivamente scegliendo di aderire a un fondo pensione negoziale, come Fondo Priamo.
In questo modo, si può:
In conclusione, il fondo pensione negoziale è una scelta attiva per il proprio futuro, in modo da non restare in balia degli eventi inflattivi grazie a una pianificazione previdenziale oculata.
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