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A che età si è andati in pensione nel 2023?

L'INPS pubblica periodicamente i dati di monitoraggio dei flussi di pensionamento, contenenti informazioni utili sui trattamenti pensionistici liquidati quali età, importi riconosciuti e dettagli sulle varie forme pensionistiche.

In questo articolo analizzeremo in particolare i dati relativi all’età media di pensionamento rilevata nel 2023, per osservare come questo indicatore stia progressivamente aumentando, avvicinandosi sempre più all’età pensionabile ordinaria.

Esamineremo anche le età di accesso alle prestazioni pensionistiche anticipate, per comprendere come queste cambino in relazione alle possibilità di uscire anticipatamente dal mercato del lavoro.

Infine, alla luce delle osservazioni fatte, vedremo quali opportunità aggiuntive sono offerte a chi sceglie di aderire a un fondo pensione negoziale.

L’età media dei pensionati italiani nel 2023

Nel 2023, l’età media effettiva dei pensionati IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) rilevata dall’INPS è stata di 66,6 anni, molto vicina all’età legale per la pensione di vecchiaia, che nel 2024 è fissata a 67 anni.

Esaminando le sole pensioni di vecchiaia, l’età media sale a 67,3 anni, superando quindi l’età minima per il pensionamento ordinario. Questo trend prosegue nelle nuove pensioni erogate nel trimestre gennaio-marzo 2024, con un aumento a 67,4 anni. Ciò indica che il momento del pensionamento si sta spostando in avanti, con alcuni lavoratori e lavoratrici che scelgono di restare nel mercato del lavoro anche oltre i 67 anni.

L’età media delle pensioni liquidate, suddivisa per sesso, mostra un aumento per tutte le prestazioni nel confronto tra gennaio-marzo 2024 e lo stesso periodo del 2023: vecchiaia, anticipate, invalidità (a eccezione delle donne, la cui media passa da 54,1 a 54) e superstiti.

Per completezza, segnaliamo che l’INPS rileva 265.058 pensioni di vecchiaia erogate a soggetti con un’età media effettiva di 67,5 anni (superiore alla media generale), con un importo medio di 1.112 euro e un’anzianità contributiva di almeno 20 anni o poco più.

Pertanto, si va in pensione in età avanzata e con assegni piuttosto contenuti.

Pensioni di vecchiaia e anticipate nel 2023

Estrapolando i dati delle sole pensioni di vecchiaia e anticipate, queste rappresentano il 34,6% delle nuove pensioni liquidate nel 2023, con le seguenti caratteristiche:

  • età media effettiva di 64,6 anni (nel 2022 la corrispondente media OCSE era di 64,4 anni);
  • importo medio mensile lordo di 1.563 euro.

Questo dato, inferiore alla media generale, è attribuibile ai provvedimenti che nel corso degli anni hanno consentito ai lavoratori di accedere agli anticipi pensionistici, ad esempio quelli in favore di chi svolge lavori usuranti, dei lavoratori precoci con 41 anni di contribuzione, o ancora a Quota 100, 102 e 103, e Opzione Donna.

Nel 2023 si rilevano, in particolare, 104.806 pensioni anticipate del Fondo Lavoratori Dipendenti (91,8% del totale), con un'età media di 61 anni e importi medi mensili di 2.035 euro lordi.

La maggior durata delle pensioni anticipate, dovuta al fatto che il tempo che intercorre tra l’uscita dal mondo del lavoro e il decesso del pensionato si allunga, e il loro importo più elevato rispetto a quelle di vecchiaia stanno però portando negli anni a provvedimenti sempre più restrittivi per l’accesso alle diverse opzioni citate.

Per approfondire quest’ultimo punto, invitiamo a leggere il nostro articolo Chi può andare in pensione nel 2024?.

Età della pensione e previdenza complementare

L’età della pensione continua a crescere, superando mediamente i 67 anni attualmente previsti per la vecchiaia. Gli assegni pensionistici sono sempre più contenuti e le possibilità di accedere a pensionamenti anticipati si restringono.

In questo contesto, aumenta il numero di persone che scelgono di continuare a lavorare dopo la pensione.

Se il proseguimento dell’attività lavorativa è motivato dalla necessità di mantenere il reddito, riflettere sull’adesione a un fondo pensione negoziale durante la vita lavorativa, e possibilmente sin dal primo impiego, può essere una risposta più efficace per prevenire eventuali problemi finanziari futuri.

A tal proposito, invitiamo a leggere il nostro articolo Come aumentare la pensione se troppo bassa.

Aderire a un fondo pensione come Priamo permette di progettare una pensione integrativa che si affianca a quella obbligatoria. Gli aderenti ai fondi pensione negoziali, infatti, possono beneficiare di vari vantaggi:

  • possibilità di conferire nel fondo il TFR, con la prospettiva di generare rendimenti che nel lungo periodo risultano essere più elevati rispetto al TFR lasciato in azienda;
  • accesso al contributo aggiuntivo del datore di lavoro con l’attivazione di un contributo mensile minimo da parte del lavoratore in aggiunta al solo trattamento di fine rapporto;
  • deducibilità annua dei contributi versati fino a 5.164,57 euro;
  • trattamento fiscale agevolato sui rendimenti ottenuti;
  • pensione integrativa tassata con aliquota pari al 15%, ridotta dello 0,3% per ogni anno di partecipazione al fondo successivo ai 15 anni, fino a un massimo del 9%.

Inoltre, chi aderisce a un fondo pensione negoziale può richiedere la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA) al verificarsi di determinate condizioni, come l’inoccupazione prolungata in prossimità della pensione. Questa prestazione anticipata aiuta a coprire finanziariamente gli anni necessari a raggiungere l’età del pensionamento in caso di cessazione o interruzione del rapporto lavorativo in prossimità della pensione.

Temi: Pensione

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