Il 16 febbraio 2023 si è tenuta l’assemblea ventennale di Assofondipensione, ente che riunisce 32 fondi pensione negoziali istituiti nei principali comparti produttivi, con 3,8 milioni di lavoratori iscritti.
Nel corso dell’evento, il presidente dell’associazione, Giovanni Maggi, ha reso noti gli ultimi dati COVIP aggiornati alla fine del 2022, dai quali emerge una significativa crescita delle adesioni ai fondi pensione negoziali, con un +10,1% rispetto al 2021.
In questo articolo vedremo i principali dati relativi al 2022 sulle adesioni alla previdenza complementare, e più nel dettaglio sui fondi negoziali, analizzando inoltre quali sono le differenze a livello territoriale, di genere e sulle diverse fasce di età.
Da questi dati emerge con forza la necessità di una maggior cultura previdenziale, soprattutto per i più giovani, che più di tutti possono trarre beneficio dall’adesione ai fondi pensione, anche in virtù dell’evoluzione del sistema pensionistico pubblico.
Scopriremo, poi, come nel corso degli anni i fondi pensione abbiano saputo affrontare e superare le crisi e in che modo l’orizzonte temporale lungo, tipico della previdenza complementare, rappresenti il primo strumento a tutela di questa forma di investimento dei propri risparmi.
Infine, vedremo quali sono le proposte emerse nel corso dell’assemblea per promuovere ulteriormente l’adesione ai fondi pensione.
In apertura di assemblea è intervenuto Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione, che ha comunicato gli ultimi dati COVIP (cioè la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione) in merito alle adesioni alla previdenza complementare nel 2022.
Secondo le rilevazioni, nel 2022 le posizioni in essere presso le diverse forme pensionistiche complementari sono complessivamente 10,3 milioni, in crescita del 5,8% rispetto al dato rilevato alla fine del 2021. Queste posizioni includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, dunque il totale degli iscritti è pari a 9,2 milioni (+5,4% sull’anno precedente).
Come sottolinea Maggi, in un contesto di incremento generalizzato degli iscritti, che di per sé è già una notizia positiva, nel 2022 le adesioni ai fondi pensione negoziali hanno registrato un tasso di crescita quasi doppio, con un +10,1%, per un totale di 3,806 milioni.
Non si tratta però di un incremento uniforme per territorio, dimensioni aziendali, genere e, come vedremo più avanti, età degli iscritti.
I tassi di partecipazione più elevati, ad esempio, si registrano nelle aree più ricche del Paese, localizzate in via prevalente al Nord Italia, dove in media aderisce tra il 35% e il 40% delle forze di lavoro, con versamenti contributivi in molti casi anche doppi rispetto a gran parte delle Regioni del Sud.
Assofondipensione rileva poi come il tasso di partecipazione delle donne, pari al 30,9%, sia inferiore a quello degli uomini (37,5%), come pure la la contribuzione della componente femminile, che risulta essere più bassa del 20% rispetto a quella maschile.
L’analisi dei dati COVIP rispetto alle fasce di età evidenzia un problema che va affrontato soprattutto a livello culturale: il mancato sfruttamento delle opportunità offerte dalla previdenza complementare da giovani, ovvero quando si ha a disposizione un lungo periodo di tempo per l’accumulo.
La percentuale di aderenti under 34 è minima, purtroppo; Assofondipensione rileva infatti che tra i giovani la conoscenza della previdenza complementare continua a essere poco diffusa.
Di contro, cresce il numero di iscritti over 54, che con l’avvicinarsi della pensione sentono il tema previdenziale come cruciale. Tuttavia sono le classi di età centrali (tra i 34 e i 54 anni) quelle in cui si concentra la maggior parte degli aderenti.
Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione, ha dichiarato in corso di assemblea:
“Nelle situazioni in cui maggiore sarebbe l'esigenza di integrare la pensione di primo pilastro con quella complementare, il grado di partecipazione è più basso, e questo è un dato preoccupante.”
Il riferimento è chiaramente a donne e giovani, categorie maggiormente esposte al rischio di povertà previdenziale nel passaggio a una pensione pubblica determinata con il metodo contributivo, cioè sulla base dell’entità contributi versati nel corso della carriera lavorativa.
La proposta di Assofondipensione è, non a caso, quella di avviare una massiccia campagna di informazione dedicata ad accrescere la cultura previdenziale nel Paese.
Un altro messaggio forte, emerso dall’assemblea ventennale dell'associazione dei fondi negoziale, è che venti anni fa la previdenza complementare era un’opzione, un’opportunità; oggi è sempre più un elemento irrinunciabile per progettare il proprio futuro pensionistico.
Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, infatti, la pensione pubblica potrebbe essere insufficiente a mantenere un tenore di vita adeguato, soprattutto perché per i lavoratori più giovani è prevista l’applicazione del già menzionato metodo contributivo.
A questo si aggiunge anche un contesto maggiormente sfavorevole per i soggetti che hanno intrapreso l’attività lavorativa a partire dal 1996, con una serie di crisi economiche, la precarizzazione dei contratti lavorativi e i conseguenti buchi contributivi che abbassano ulteriormente l’importo dell’assegno pensionistico.
Inoltre, con le riforme delle pensioni pubbliche che si sono susseguite negli anni, l’età pensionabile si è andata innalzando, allontanando sempre più il momento del ritiro dal mercato del lavoro, soprattutto a causa di un sistema pensionistico pubblico che si regge sui contributi dei lavoratori in attività per finanziare le pensioni erogate (sistema a ripartizione) e che, di conseguenza, patisce il calo demografico e il conseguente invecchiamento della popolazione.
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La crescita del numero di aderenti ai fondi pensione negoziali nel 2022 (+10,1%) è un’ottima notizia, anche perché va in controtendenza rispetto alle informazioni circa l’andamento dei rendimenti in un anno decisamente complesso, e anomalo, per i mercati finanziari.
Sempre in base ai dati COVIP emerge che, nel 2022, i risultati delle forme complementari hanno risentito del calo dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse nominali, che a sua volta determina il calo dei prezzi dei titoli obbligazionari.
I rendimenti netti sono pertanto risultati negativi e pari, in media tra tutti i comparti, al -9,8% per i fondi negoziali e al -10,7% per i fondi aperti.
La fiducia degli aderenti è tuttavia ben riposta, poiché le performance dei fondi pensione non vanno valutate nella contingenza ma nel lungo e lunghissimo periodo.
Nel corso dell’assemblea, infatti, Maggi ripercorre le grandi crisi economiche degli ultimi vent’anni ed evidenzia la resilienza dimostrata dalla previdenza complementare:
“il sistema a capitalizzazione va valutato in un orizzonte di lungo periodo, e grazie alla diversificazione del rischio, riesce a far meglio fronte agli shock di diversa natura che possono realizzarsi nel tempo. Ricordiamo bene che il sistema dei fondi pensione negoziali ha ampiamente superato la crisi legata allo scoppio della pandemia, con un pieno recupero dei rendimenti della seconda metà del 2020 e del 2021, e ancor prima ha superato la crisi del debito sovrano del 2011 e dei mutui subprime del 2008. La situazione del 2022, caratterizzata da guerra, inflazione e caro energia, potrà essere superata come è avvenuto in passato.”
Un excursus che dimostra come chi ha tenuto la “barra dritta”, senza lasciarsi condizionare dagli eventi di breve e medio periodo, abbia visto la propria posizione restare integra, a differenza di chi, facendosi condizionare dalle fasi di crisi contingenti, ha scelto chiudere la propria posizione oppure di accedere ad anticipazioni o riscatti, pur non avendo una reale esigenza, di fatto rendendo “reali” le perdite fino a quel momento “virtuali”.
Nel corso dell’assemblea di Assofondipensione è stato a più riprese ribadito l’impegno di promuovere l’adesione alla previdenza complementare, a partire dalla già citata e doverosa campagna informativa, necessaria per intervenire sul piano culturale.
Inoltre, il presidente Maggi ha invitato i decisori politici, i legislatori, a perseguire
“una revisione della disciplina fiscale del secondo pilastro, attraverso la riduzione del prelievo fiscale sostitutivo sui rendimenti degli investimenti nei fondi pensione”.
Nell’assemblea è emersa anche la richiesta dell’abbandono della tassazione dei rendimenti sul “maturato”, cioè con l’imposta determinata e versata annualmente sui rendimenti maturati nel periodo, in favore del criterio del “realizzato”, che tassa quindi i rendimenti al momento della riscossione.
Infine, al fine di accrescere il numero degli aderenti, secondo Maggi un’altra strada da perseguire sarebbe l’incremento del limite di deducibilità di 5.164,57 euro, almeno per due categorie di lavoratori:
In conclusione, nonostante il periodo di forte instabilità, sono sempre di più i lavoratori italiani che si affidano ai fondi pensione negoziali per progettare la propria pensione integrativa (+10,1% nel 2022 rispetto al 2021). Essi, infatti, da un lato si confermano essere gli strumenti adeguati per perseguire questo specifico obiettivo di risparmio e investimento, anche grazie ai vantaggi già previsti dalla nostra normativa; dall’altro, abbiamo visto come, nel lungo periodo, la previdenza complementare sia stata in grado di affrontare e superare bene le crisi che si sono succedute nel corso degli anni.
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