Avere un fondo pensione, e contribuire regolarmente in esso, è una scelta sempre più irrinunciabile nel nostro Paese al fine di costruire una pensione integrativa che vada a incrementare le entrate dell’aderente affiancandosi all’assegno pensionistico pubblico.
In effetti, le riforme delle pensioni che si sono susseguite negli ultimi anni, frutto della necessità di rispondere all’annoso problema dell’invecchiamento della popolazione, hanno portato alla graduale contrazione degli assegni pubblici, destinati con tutta probabilità a ridursi ulteriormente nei prossimi decenni. Di conseguenza, lavoratrici e lavoratori sono chiamati ad attivarsi per integrare i propri redditi al termine della vita lavorativa.
In questo articolo vedremo nel dettaglio quali sono le ragioni per cui è importante aderire a un fondo pensione, in modo da costruire un’entrata aggiuntiva a quella della pensione pubblica.
Scopriremo poi, uno per uno, quali sono le ragioni per cui scegliere di avere un fondo pensione è un’iniziativa vantaggiosa.
Infine, analizzeremo a chi sono riservati i benefici derivanti dall’adesione al Fondo Priamo.
L’adesione a una forma di previdenza complementare, e in particolar modo al fondo pensione negoziale di Settore (se il CCNL lo prevede), sta diventando una scelta irrinunciabile se si desidera pianificare in maniera adeguata il proprio futuro pensionistico.
Le ragioni sono diverse e tutte concatenate tra loro, a partire da un fenomeno demografico che riguarda l’Europa in generale e l’Italia in particolare: l’invecchiamento della popolazione.
La popolazione italiana sta invecchiando, una realtà oggettiva emersa anche dal documento ISTAT “Popolazione residente e dinamica demografica” relativo al 2021 e pubblicato il 15 dicembre 2022.
La struttura per età della popolazione si conferma - nel 2021 come negli anni precedenti - fortemente squilibrata a favore della componente anziana. Anche l’età media si innalza lievemente, passando da 45,9 a 46,2 anni.
Lo squilibrio della piramide delle età, che si va inesorabilmente rovesciando, e il progressivo invecchiamento della popolazione, sono ben evidenziati anche dal confronto tra la numerosità degli anziani (persone con 65 anni e oltre) e quella dei bambini sotto i 6 anni di età.
Nel 2021, infatti, per ogni bambino si contano 5,4 anziani a livello nazionale (erano 5,1 nel 2020 e appena 3,8 nel 2011).
Questi dati ci dicono che, a fronte di un numero di anziani in crescita, abbiamo un calo di persone lavorativamente attive in grado, attraverso i propri contributi versati alla previdenza pubblica, di sostenere la spesa pensionistica.
Questo quadro mostra immediatamente quale sia il problema del sistema pensionistico pubblico, a cui il legislatore cerca di porre rimedio sostanzialmente con due azioni:
Proprio in relazione alla riduzione degli assegni, un passaggio cruciale è stato quello relativo alla transizione dal sistema retributivo a quello contributivo per il calcolo delle pensioni.
La pensione retributiva si ottiene con un metodo di calcolo basato sugli stipendi percepiti a ridosso del termine della carriera, con un assegno pensionistico che riduce di poco il tenore di vita del pensionato, dal momento che si presume che il termine della carriera lavorativa coincida con la fase in cui il reddito è più elevato per questioni di esperienza e anzianità.
Questo sistema, però, non è più quello di riferimento: per i lavoratori iscritti all’INPS dopo il 31 gennaio 1995, infatti, non è più utilizzato, mentre per gli iscritti prima di quella data è in vigore una fase di transizione.
Per tutti i lavoratori iscritti all’INPS dal 1° gennaio 1996 si applica il nuovo sistema contributivo, che considera tutti i contributi versati dal soggetto nel corso della sua vita lavorativa, dunque non si basa sulle ultime retribuzioni, che come abbiamo visto sono tipicamente le più elevate della carriera.
A parità di condizioni, cioè anni lavorativi e reddito percepito, la pensione contributiva risulta pertanto inferiore a quella retributiva. In caso poi di “buchi contributivi”, dovuti ad esempio a momenti di inoccupazione o part-time involontario, l’assegno risulta ancora più basso.
Leggi il nostro approfondimento Qual è la differenza tra pensione contributiva e retributiva
Il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo incide su un fattore importantissimo per farsi un’idea sulla propria pensione futura e prendere le decisioni conseguenti: il tasso di sostituzione.
Il tasso di sostituzione della previdenza obbligatoria è il rapporto, misurato in termini percentuali, tra l’ultimo stipendio percepito prima del pensionamento e il primo assegno pensionistico.
La cattiva notizia è che questo indicatore scenderà in maniera significativa nel corso dei prossimi anni. Dunque, i pensionati futuri percepiranno una pensione molto più bassa se rapportata all’ultimo stipendio.
Approfondisci con il nostro articolo Cos'è il tasso di sostituzione della previdenza obbligatoria
Quanto elencato finora non fa altro che rimarcare l’importanza di aderire alla previdenza complementare, e in particolare a un fondo pensione, in modo da integrare un assegno che si assottiglia sempre di più.
Il ruolo della previdenza integrativa è riconosciuto dallo stesso legislatore, che pone i fondi pensione negoziali tra i pilastri della previdenza italiana e, come vedremo, tiene questa forma di risparmio in grande considerazione.
Vediamo adesso quali sono i vantaggi dell’adesione a un fondo pensione e, in particolare, al fondo negoziale previsto dal proprio CCNL.
La prima ragione per cui è importante aderire a un fondo pensione riguarda il suo scopo principale, ovvero ottenere una pensione integrativa da affiancare a quella pubblica, in modo da preservare il proprio tenore di vita nel passaggio dalla vita lavorativa a quella da pensionati.
Come detto, le riforme della previdenza pubblica che si sono susseguite negli anni hanno di fatto ridotto gli assegni pensionistici; per questo, l’adesione a una forma di pensione integrativa è da considerarsi un’opportunità ormai irrinunciabile.
I lavoratori dipendenti possono destinare il proprio TFR a un fondo pensione negoziale, se previsto dal CCNL di riferimento.
Di conseguenza, possono operare una scelta tra:
Il lavoratore ha 6 mesi di tempo dalla data della prima assunzione per fare la sua scelta tra lasciare l’accantonamento in azienda oppure aderire a un fondo pensione. Eventualmente, potrà scegliere di aderire anche in un secondo momento.
Leggi anche TFR in azienda o in un fondo pensione: come scegliere?
Chi sceglie di aderire al fondo pensione negoziale della propria categoria può contribuire in diversi modi alla composizione della propria posizione individuale, decidendo di versare:
In questo secondo caso, il lavoratore matura il diritto a ottenere un ulteriore importo sotto forma di contributo a carico del datore di lavoro.
Questo significa che una parte dei contributi che andranno ad alimentare la posizione individuale del soggetto iscritto non sarà versata dal lavoratore, ma dal datore di lavoro, andando ad ampliare l’importo destinato alla pensione integrativa. Ricordiamo che questa opportunità è riservata ai soli aderenti a un fondo pensione negoziale come Priamo, e che non è prevista da altre forme di gestione del risparmio.
Approfondisci con il nostro articolo Come funziona il contributo dell'azienda al fondo pensione
L’adesione al fondo pensione consente di beneficiare di un trattamento fiscale di favore che ha effetto in tutte le fasi della di permanenza nella previdenza complementare:
Chi aderisce a un fondo pensione ha anche diritto, a determinate condizioni, a richiedere in anticipo rispetto all’età pensionabile, in tutto o in parte, il montante accumulato nel tempo.
Nel dettaglio, è possibile richiedere:
Il risparmio investito nella previdenza complementare è molto importante per l’ordinamento italiano, di conseguenza è tutelato sia dall’eventuale fallimento di chi gestisce il denaro che dai possibili creditori dell’aderente.
I fondi pensione hanno infatti patrimoni autonomi e separati all’interno del patrimonio complessivo del gestore, dunque in caso di suo fallimento il patrimonio accumulato è salvaguardato.
Per quanto riguarda l’aderente, gli importi accumulati nei fondi pensione non possono essere pignorati o sequestrati da parte di suoi eventuali creditori.
Le ragioni per cui è importante avere un fondo pensione, analizzate finora, ovviamente valgono anche per il Fondo Priamo.
Il Fondo Pensione Priamo è il fondo negoziale riservato ai lavoratori dipendenti addetti ai servizi di Trasporto Pubblico ed ai lavoratori dei settori affini, il cui obiettivo è, appunto, quello di permettere agli aderenti di costruire una pensione complementare per compensare la riduzione della copertura previdenziale pubblica.
Nello specifico, i destinatari del Fondo Priamo sono i lavoratori dipendenti a cui si applicano CCNL o accordi relativi a:
Inoltre, Priamo riguarda anche i:
Chiudiamo ricordando un elemento fondamentale che caratterizza i fondi negoziali come Priamo: i costi.
Trattandosi di un’associazione senza scopo di lucro, i costi applicati agli aderenti sono fortemente ridotti se paragonati a quelli di altre forme di previdenza complementare, perché il Fondo Priamo opera nell’esclusivo interesse degli aderenti. Scopri di più qui.
Approfondisci alla nostra pagina dedicata I vantaggi dell'adesione
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Secondo il Rapporto Edufin 2023 il 17% del campione analizzato risulta iscritto alla previdenza complementare. Approfondiamo.
Solo circa il 17% degli italiani ha aderito a fondi negoziali, aperti o PIP. Ecco le ragioni della mancata adesione.
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