Quando si contrae un debito, ad esempio un mutuo per acquistare la casa, occorre decidere se applicare il tasso fisso per il calcolo degli interessi o quello variabile.
Se nel recente passato questa scelta poteva essere fatta con maggiore serenità, grazie a tassi di interesse sostanzialmente prossimi allo zero, dall’estate 2022 stiamo assistendo a una progressiva stretta monetaria della BCE, con il periodico innalzamento dei tassi di interesse nel tentativo di contrastare l’inflazione.
Questa politica monetaria sta causando un aumento dei tassi di interesse, sia fissi che variabili, che richiede accurate valutazioni per scegliere la soluzione più adatta alla propria propensione al rischio e alla situazione finanziaria propria o del nucleo familiare.
In questo articolo vedremo nel dettaglio come vengono determinati tasso fisso e variabile e in che modo valutare la convenienza di una scelta rispetto all’altra.
Il tasso fisso è un tasso di interesse applicato ai finanziamenti in una percentuale stabilita in partenza e che non varia nel corso del tempo.
Per stabilire l’entità del tasso, gli istituti bancari si basano sul valore dell’Eurirs (Euro Interest Rate Swap), che viene calcolato su base quotidiana e comunicato dalla Federazione Bancaria Europea. Il suo valore dipende dall’andamento di particolari derivati sui tassi, gli swap (letteralmente “scambio”), utilizzati dalle banche per proteggersi da possibili perdite.
Sul tema dei derivati, invitiamo a leggere anche il nostro approfondimento Cosa sono i contratti futures.
Il tasso variabile, a differenza del fisso, può cambiare nel corso del periodo di rimborso del finanziamento, andando di fatto a modificare, al ribasso o al rialzo, l’entità dell’importo da rimborsare all’istituto di credito.
I parametri di riferimento in questo caso sono due:
Anche questi dati vengono determinati quotidianamente e comunicati dalla Federazione Bancaria Europea.
A questo punto, è opportuno precisare che in molti casi è possibile optare per un tasso variabile con cap, una soluzione che consente di conoscere a priori quale sarà il massimo aumento possibile del tasso, oltre il quale anche in caso di ulteriori innalzamenti le rate (o il loro numero) non potrà crescere ulteriormente.
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Non esiste una risposta univoca valida per tutti. La scelta dipende da una serie di fattori: dalle caratteristiche personali di chi contrae un debito all’andamento dell’economia e, dunque, agli annunci e alle previsioni sulla politica monetaria della Banca Centrale Europea.
Per prendere una decisione consapevole e informata, occorre dunque valutare vantaggi e svantaggi che le due opzioni portano con sé.
Partiamo dai vantaggi derivanti dalla scelta di un tasso fisso, che elenchiamo di seguito:
Veniamo, ora, agli svantaggi del tasso fisso:
Analizziamo, ora, vantaggi e svantaggi del tasso variabile, a partire dagli aspetti positivi:
Vediamo, quindi, i contro del tasso variabile da prendere in considerazione:
Quindi, conviene il tasso fisso o il tasso variabile? Come spiegato, non esiste una risposta corretta valida per tutti.
Come sempre accade in qualunque questione che riguardi le finanze personali e/o familiari, occorre fare un’attenta analisi delle proprie esigenze, della situazione familiare in termini di reddito e patrimonio, dunque delle disponibilità economiche e degli obiettivi di vita, in modo da scegliere la soluzione più adatta.
Ad esempio, è possibile decidere valutando la propria propensione al rischio. Una persona con bassissima propensione al rischio preferirà il tasso fisso, che consente di sapere sempre quale sarà l’importo da restituire; viceversa, una persona con propensione alta sceglierà probabilmente il variabile contando sulle possibili variazioni al ribasso nel lungo periodo, per sfruttarne gli eventuali benefici finanziari.
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