I fringe benefit (o compensi in natura) rappresentano la possibilità per le aziende di premiare i propri dipendenti o favorire un incremento di produttività garantendo dei benefici che non vengono erogati direttamente in denaro ma sotto forma di beni o servizi.
Vedremo, dunque, nel dettaglio, che cosa sono i fringe benefit in generale e uno in particolare: le stock option.
Chiariremo in quali casi questi contribuiscono alla formazione del reddito del dipendente che li percepisce e dunque quando vengono tassati.
Infine, ci occuperemo di come avvengono il conguaglio e la certificazione dei redditi da fringe benefit da parte dell’INPS per i lavoratori cessati nel corso del 2020 (soggetti per cui il sostituto d’imposta non è più il datore di lavoro ma l’INPS stessa).
Le aziende, per motivare i propri dipendenti e incentivare la loro produttività, hanno la possibilità di erogare loro dei benefici che non comportano un passaggio diretto di denaro dal datore di lavoro al dipendente.
Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta, e come funzionano fringe benefit e stock option.
L’espressione Fringe benefit, tradotta in italiano dall’inglese, significa “beneficio marginale” o “beneficio accessori”, ma in questo contesto è il sinonimo di un concetto particolare: compenso in natura, dunque non in denaro.
Si tratta quindi di prestazioni che un’azienda, a seguito di una contrattazione individuale o collettiva, offre ai dipendenti in aggiunta al compenso in denaro rappresentato dallo stipendio.
Per essere più chiari, di seguito elenchiamo una serie di possibili fringe benefit:
I fringe benefit non sono tassati se il loro importo non supera € 258,23 euro in un anno (per il 2020 il limite era 516,46 euro), ma superato questo importo i compensi in natura vengono tassati come reddito.
Il valore del bene o del servizio oggetto di benefit viene determinato in base al prezzo o al corrispettivo mediamente praticato per i beni e i servizi della stessa specie o similari, in condizioni di libera concorrenza e al medesimo stadio di commercializzazione, nel tempo e nel luogo più prossimi.
Determinato il valore, il sostituto d’imposta, ovvero il datore di lavoro, deve applicare la ritenuta ai benefit e trattenerla dallo stipendio.
Tra i possibili fringe benefit, ce n’è poi uno che merita una trattazione a parte. Ci riferiamo alla concessione ai dipendenti del diritto di opzione per l’acquisto di azioni della società per cui lavorano, stabilendo:
Questo tipo di beneficio è sinteticamente definito stock option, cioè opzione sulle azioni.
Qual è il beneficio per il dipendente che ottiene le stock option?
Tendenzialmente, il prezzo fissato per le stock option è pari o inferiore a quello di mercato, dunque il dipendente può ottenere una plusvalenza se nel periodo dell’opzione il valore di mercato supera il prezzo fisso garantito.
Se accade il contrario, le opzioni perdono di ogni valore.
Per quanto concerne il regime fiscale di questo beneficio:
Si, i fondi pensione rientrano nella categoria dei Fringe Benefit. In effetti, i primi fondi pensione in Italia nascono proprio come fringe benefit verso gli inizi del secolo scorso.
Riservati inizialmente ai dirigenti delle grandi aziende del settore del credito, sono stati poi via via aperti ad altre realtà.
La previdenza complementare, oggi, estende l’opportunità di avere questo benefit a quasi tutti i lavoratori dipendenti in Italia.
Nello specifico, la possibilità di aderire al Fondo pensione Priamo è un fringe benefit offerto dall’azienda che gode, inoltre, di un particolare favour dal punto di vista fiscale.
Cosa accade alla tassazione di fringe benefit e stock option dei soggetti che sono andati in pensione nel 2020? In questo caso il sostituto d’imposta non sarà più l’ormai ex datore di lavoro, ma l’INPS che eroga l’assegno pensionistico.
Bisogna però che ci sia una comunicazione di fringe benefit e stock option erogati nel 2020, dal datore di lavoro all’INPS, in modo da allineare le informazioni sul reddito del pensionato e procedere con l’emissione della certificazione unica e provvedere al conguaglio fiscale di fine anno.
L’INPS, nel messaggio 416/2021, precisa infatti che:
“il sostituto d’imposta è tenuto ad effettuare il conguaglio fiscale di fine anno. Inoltre, l’Istituto, come tutti i sostituti d’imposta, è tenuto a trasmettere telematicamente all’Amministrazione finanziaria i flussi delle Certificazioni Uniche, ai fini della dichiarazione precompilata dei redditi dei contribuenti.”
Il messaggio INPS sottolinea inoltre che per il solo anno 2020, il limite di reddito percepito sotto forma di fringe benefit che lo rende esente da tassazione è pari a 516,46 euro, mentre per il 2021 tale limite è stato riportato a 283,23 euro.
Dunque, per conguaglio e certificazione unica 2021 sui redditi 2020, la tassazione riguarderà i soli soggetti che hanno percepito compensi in natura di valore superiore a 516,46 euro.
In conclusione, quando un lavoratore termina la propria attività lavorativa per andare in pensione, necessita di un allineamento tra datore di lavoro e INPS, per l’anno in cui avviene la cessazione, in modo che vengano applicate le aliquote IRPEF corrette considerando:
In questo modo avverrà la corretta formazione del reddito e la relativa tassazione.
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