Il sistema pensionistico italiano applica due diversi metodi di calcolo delle pensioni, dal momento che siamo in una fase di transizione.
Il metodo di calcolo più vecchio è quello retributivo, mentre quello che si applica ai nuovi pensionati è il contributivo.
Si tratta di metodi di calcolo molto diversi fra loro, e il passaggio da uno all’altro penalizza finanziariamente i pensionati attuali e futuri, per questo si sta gestendo una graduale transizione attraverso l’uso del sistema misto.
In questo articolo vedremo nel dettaglio:
La pensione retributiva si ottiene con un metodo di calcolo basato sugli stipendi percepiti a ridosso del termine della carriera.
Questo comporta un assegno pensionistico che riduce di poco il tenore di vita del pensionato, dal momento che si presume che il termine della carriera lavorativa coincida con la fase in cui il reddito è più elevato per questioni di esperienza e anzianità.
Ma il sistema contributivo utilizzato per la previdenza italiana non è più il sistema di calcolo di riferimento; come vedremo, per i lavoratori iscritti all’INPS dopo il 31 gennaio 1995 non è più utilizzato, mentre per gli iscritti prima di quella data è in vigore una fase di transizione.
La pensione contributiva si determina con un metodo che riduce di molto l’assegno pensionistico rispetto alla retributiva.
Questo perché si calcola considerando tutti i contributi versati dal soggetto nel corso della sua vita lavorativa, dunque non si basa sulle ultime retribuzioni, che come abbiamo visto sono tipicamente le più elevate della carriera.
A parità di condizioni, cioè anni lavorativi e reddito percepito, la pensione contributiva risulta inferiore a quella retributiva.
A questo si aggiunge anche un contesto maggiormente sfavorevole per i soggetti che hanno intrapreso l’attività lavorativa a partire dal 1996, con una serie di crisi economiche, la precarizzazione dei contratti lavorativi e i conseguenti buchi contributivi che abbassano ulteriormente l’importo dell’assegno pensionistico.
Come detto, il sistema contributivo riguarda tutti i soggetti che hanno iniziato a versare i contributi obbligatori dopo il 31 dicembre 1995.
Il 31 dicembre 1995 è la data che separa i soggetti con pensione totalmente contributiva e quelli con pensione retributiva al 100%.
Ma cosa accade a chi in quella data stava già versando i contributi ed è andato in pensione successivamente?
La transizione viene gestita con il cosiddetto sistema misto:
Una volta appurato come funziona la previdenza obbligatoria e quali sono i sistemi di calcolo dell’assegno pensionistico, è possibile ottenerne una simulazione attraverso il servizio La Mia Pensione INPS.
Si tratta di un:
“servizio che permette di simulare quale sarà presumibilmente la pensione al termine dell'attività lavorativa. Il calcolo si basa sulla normativa in vigore e su tre elementi fondamentali: età, storia lavorativa e retribuzione/reddito.”
Attraverso il simulatore è possibile:
La transizione dal sistema retributivo al sistema contributivo richiede per i futuri pensionati una seria riflessione sulla scelta di attivare la previdenza complementare, aderendo a un fondo pensione.
Con la previdenza complementare, che integra ma non sostituisce la previdenza obbligatoria, è possibile garantirsi un futuro più sereno mantenendo il tenore di vita che precede il pensionamento anche dopo il ritiro dall’attività lavorativa.
L’adesione al Fondo Pensione Priamo offre numerosi vantaggi, dal momento che consente di:
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