La COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), nell'ambito della sua attività istituzionale, produce annualmente una relazione sullo stato della previdenza complementare in Italia, fornendo una serie di dati interessanti su questo importante pilastro del nostro sistema previdenziale.
In questo articolo, grazie ai dati diffusi attraverso la Relazione annuale 2022 sui dati del 2021, scopriremo qual è l’evoluzione della previdenza complementare in Italia, chi sono i soggetti aderenti dal punto di vista socio-demografico, qual è l’andamento di costi e rendimenti e infine il dettaglio riguardante i fondi pensione.
Il sistema previdenziale italiano si basa su un modello di welfare a cui partecipano soggetti sia pubblici che privati. Alla previdenza obbligatoria e alle casse di previdenza si affiancano le forme pensionistiche complementari.
Per queste ultime, la COVIP opera i controlli necessari affinchè i singoli enti e il sistema nel suo complesso operino in modo efficace ed efficiente, in primo luogo nell’interesse degli iscritti.
Nell’ambito delle proprie attività, come anticipato, produce una relazione annuale sullo stato della previdenza complementare nel nostro Paese.
Vediamo i dati relativi al 2021.
Superato il biennio di intensa crisi pandemica, il sistema della previdenza complementare italiana ha visto il ritorno alla crescita di iscritti e contributi, con tassi di incremento in ragione d’anno simili a quelli del periodo precedente alla pandemia.
La gestione finanziaria ha prodotto risultati nel complesso positivi, beneficiando dell’intonazione favorevole dei mercati finanziari, soprattutto azionari.
Alla fine del 2021, le 349 forme pensionistiche (23 in meno dell’anno precedente) contano 8.771 milioni di iscritti, il 3,9% in più rispetto al 2020; parliamo del 34,7% della forza lavoro in Italia.
A questi iscritti corrisponde un numero di posizioni in essere di 9.734 milioni: a ogni dieci iscritti si riferiscono, mediamente, 11 posizioni.
Le risorse complessivamente destinate alle prestazioni sono pari a 213,3 miliardi di euro, il 7,8% in più rispetto al 2020.
Questo importo rappresenta:
Analizzando il trend delle nuove adesioni a partire dal 2008, si rileva l’importanza del meccanismo di adesione contrattuale, introdotto per la prima volta nel 2015 a favore dei lavoratori del settore edile, e poi esteso anche ad altre iniziative di tipo negoziale.
In quell’anno, tali adesioni costituirono l’86,5% dei nuovi ingressi ai fondi negoziali e il 50,7% di quelli totali; negli anni successivi, il peso della modalità contrattuale è stato in media di circa il 60% delle nuove adesioni ai fondi negoziali e il 27% di quelle totali.
Sul totale delle nuove adesioni, 16.900 sono state apportate tramite il conferimento tacito del TFR e quasi la totalità sono confluite nei fondi negoziali.
Vediamo come si compongono, a livello socio-demografico, gli iscritti alla previdenza complementare.
Su 8,8 milioni di iscritti alla fine del 2021, gli uomini rappresentano il 61,8% e le donne il 38,2%.
Negli ultimi cinque anni, l’incidenza della componente femminile segna soltanto una lieve crescita (0,5 punti percentuali). La proporzione tra i generi si mantiene simile nelle diverse fasce di età, a eccezione di quella composta da iscritti con meno di 19 anni, formata soprattutto da familiari a carico, nella quale le donne raggiungono il 45,8%.
Passando alle classi d’età, solo il 17,8% ha meno di 35 anni mentre il 50,3% appartiene alla fascia di età centrale (35-54 anni) e il 31,9% ha almeno 55 anni.
Dal 2017 al 2021 la percentuale della classe più giovane registra una crescita modesta (0,4 punti percentuali) mentre si è assistito a un progressivo spostamento dalle classi di età centrali a favore di quelle più anziane, pari a circa sei punti percentuali.
Quanto all’area geografica, più della metà degli iscritti risiede nelle regioni del Nord (57%).
I costi incidono sulle prestazioni finali, dunque per fare scelte consapevoli deve essere possibile fare delle comparazioni.
A tal fine è possibile utilizzare l’Indicatore Sintetico di Costo (ISC) che consente di confrontare l’onerosità di una forma di previdenza complementare rispetto a un’altra.
Esso rappresenta la misura dell’onerosità delle diverse forme pensionistiche ed esprime, in modo semplice e immediato, l’incidenza percentuale dei costi sostenuti annualmente da un iscritto sulla propria posizione individuale accumulata.
I fondi pensione negoziali sono gli strumenti previdenziali con i valori dell’ISC più bassi, dunque i più convenienti: considerando un periodo di partecipazione di dieci anni, il valore medio risulta pari allo 0,45%. Fondi aperti e PIP hanno sul medesimo orizzonte temporale un ISC medio rispettivamente pari all’1,36% e al 2,18%.
Passando ai rendimenti, occorre premettere che, pur con un’elevata volatilità, l’andamento dei mercati finanziari nel 2021 è stato nel complesso positivo.
I rendimenti aggregati, al netto dei costi di gestione e delle imposte, sono stati in media positivi per tutte le gestioni:
Per avere un termine di paragone, nello stesso periodo la rivalutazione del TFR è stata del 3,6%.
Alla fine del 2021, le 349 forme pensionistiche complementari operanti nel sistema sono così ripartite:
Veniamo allo spaccato riguardante i fondi pensione negoziali, come il Fondo Priamo, in modo da osservarne l’evoluzione.
Il patrimonio dei fondi negoziali, alla fine del 2021, ha di poco superato i 65 miliardi di euro, con un incremento rispetto al precedente anno dell’8,2%. La crescita è determinata da contributi per 5,8 miliardi di euro a fronte di prestazioni per 3,6 miliardi di euro.
Come nel 2020, la platea complessiva dei lavoratori dipendenti che possono aderire a un fondo pensione negoziale risulta superiore a 12 milioni.
Le nuove adesioni sono state circa 348.000, di cui il 62,7% costituito da adesioni di tipo contrattuale. Il totale delle posizioni in essere è pari a 3,457 milioni e ha registrato un incremento del 6% rispetto al 2020. Il numero degli iscritti ammonta a 3,369 milioni.
Per ulteriori approfondimenti, puoi consultare qui la Relazione per l’anno 2021
“La relazione Covip dell’esercizio 2021” - commenta Fondo Priamo - certifica gli ottimi risultati che negli anni il sistema previdenziale ha realizzato. La fiducia che oltre 8 milioni di lavoratori hanno riposto nei Fondi Pensione è stata ripagata dai soddisfacenti risultati sia in termini di performance - basti vedere che in 10 anni i rendimenti medi dei fondi negoziali sono stati oltre il doppio della rivalutazione del TFR (4,9% vs 1,9%) – sia in termini di costi, molto contenuti, gravanti sugli aderenti. Nonostante le difficoltà dei mercati finanziari, che tutti gli operatori del settore stanno affrontando da febbraio 2022, Priamo rappresenta, sicuramente, la migliore opportunità di investimento ai fini previdenziali presente oggi per i lavoratori dei settori afferenti al Fondo, forte di una solidità dimostrata sul lungo periodo, cui necessariamente si dovrà tendere.”
Secondo le ultime rilevazioni dell'ISTAT, il numero di pensionati che continuano a lavorare è aumentato.
Con “flessibilità in uscita” si fa riferimento alle varie opzioni disponibili per andare in pensione prima dei termini previsti. Vediamo quali sono.
Prima di andare in pensione è fondamentale fare una serie di cose; ne abbiamo individuate 8 imprescindibili. Scopriamole insieme.
L'INPS ha comunicato una importante novità relativa al riscatto della laurea ai fini della pensione. Scopriamo di cosa si tratta.
Scopri tutti i vantaggi del Fondo Priamo. Contattaci!
Il campi segnalati da (*) sono obbligatori