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Ma il fondo pensione è esente dall'imposta di successione?

L'imposta di successione, o più correttamente l’imposta di successione e donazione, è un tributo applicato sui beni e sugli strumenti finanziari trasferiti in eredità oppure donati.

Si tratta, insomma, dell’imposizione fiscale applicata nel passaggio di proprietà dal defunto ai suoi eredi in caso di decesso, oppure di quello fra donante e beneficiario in caso di donazione eseguita in vita.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio il funzionamento di questa imposta, soffermandoci sulle novità introdotte dal Governo e in vigore dal 1° gennaio 2025. Successivamente, esamineremo i beni soggetti all'imposta, evidenziando le esenzioni previste dalla legge e valutando come il fondo pensione rientri in queste disposizioni normative.

Concluderemo con un riepilogo dei diritti spettanti ai soggetti designati o agli eredi di un aderente a un fondo pensione in caso di decesso, sia durante l'attività lavorativa, sia dopo il pensionamento.

Cos’è l’imposta di successione?

In Italia, chi riceve in eredità beni, mobili o immobili, e strumenti finanziari ha l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione. Questo documento certifica il passaggio di proprietà dei beni dal defunto agli eredi e comporta, se necessario, il pagamento dell’imposta di successione.

L’imposta si applica ai trasferimenti di beni e diritti reali su strumenti finanziari, come il saldo di un conto corrente. La normativa di riferimento è il D.Lgs. 346/1990, con le successive modifiche. L’aliquota e le soglie di tassazione variano in base al grado di parentela tra il defunto e gli eredi, come indicato di seguito:

  • coniuge e parenti in linea retta (genitori, figli, nipoti figli dei figli): aliquota del 4% sul valore che eccede 1 milione di euro per ciascun beneficiario. Ad esempio, se un figlio eredita 1,3 milioni di euro, pagherà il 4% su 300.000 euro;
  • fratelli e sorelle: aliquota del 6% sul valore che supera 100.000 euro per ciascun beneficiario;
  • parenti fino al quarto grado, affini in linea retta (nuore, generi, suoceri) o in linea collaterale fino al terzo grado (cognati): aliquota del 6%, senza franchigia;
  • altri soggetti (es. conviventi non sposati o non uniti civilmente): aliquota dell’8%, senza franchigia.

Indipendentemente dal grado di parentela, un erede con disabilità grave gode sempre di una franchigia di 1,5 milioni di euro.

Il D.Lgs. 139/2024 ha introdotto alcune novità in materia, senza tuttavia modificare le aliquote sopra riportate. Tra queste, si segnala l’introduzione del meccanismo di autoliquidazione. Questo sistema, già in uso per altre imposte come quelle ipotecarie e catastali sugli immobili, prevede che sia il contribuente a calcolare l’importo dovuto. L’amministrazione finanziaria potrà effettuare controlli e notificare eventuali avvisi di liquidazione entro due anni, nel caso in cui emerga una maggiore imposta da versare.

Fondo pensione e imposta di successione

Quali beni rientrano nell’attivo ereditario per il calcolo dell’imposta di successione? L’attivo ereditario, ossia l’insieme dei beni su cui si calcola l’imposta di successione, comprende i beni mobili, immobili e i crediti posseduti dal defunto, fatta eccezione per quelli esclusi per legge.

Ecco i principali beni soggetti all’imposta di successione:

  • beni immobili;
  • beni mobili (a eccezione di auto e moto);
  • denaro, gioielli, opere d’arte;
  • crediti, conti correnti, strumenti finanziari (come azioni e obbligazioni);
  • aziende e partecipazioni in società di ogni tipo.

Sono invece esclusi dal pagamento dell’imposta di successione i seguenti beni:

  • trattamento di fine rapporto (TFR) e altre indennità da lavoro;
  • titoli di Stato (es. BOT e BTP);
  • crediti verso lo Stato non ancora riconosciuti dall’ente pubblico debitore;
  • crediti pendenti in sede giudiziaria, non ancora definiti con sentenza;
  • beni culturali vincolati per il loro pregio architettonico, storico o culturale, con vincolo precedente alla successione;
  • veicoli registrati al Pubblico Registro Automobilistico (PRA);
  • polizze vita e assicurazioni previdenziali (volontarie o obbligatorie).

Questi beni sono esenti da imposte perché non concorrono alla formazione dell’attivo ereditario e, pertanto, non vanno inseriti nella dichiarazione di successione.

Le somme maturate nel fondo pensione o il residuo percepibile, nel caso in cui la pensione integrativa sia già in erogazione, non fanno parte del patrimonio ereditario. Il fondo pensione è infatti esente dall’imposta di successione, rientrando nella categoria delle “assicurazioni previdenziali”, che include tutte le forme di previdenza complementare e obbligatoria.

Tuttavia, la parte imponibile della posizione maturata è soggetta alla tassazione prevista per le prestazioni pensionistiche complementari, con un’aliquota che varia da un massimo del 15% a un minimo del 9% a seconda degli anni di permanenza del defunto nel fondo pensione (maggiore è la permanenza, minore è l’aliquota applicata).

Cosa succede al fondo pensione in caso di decesso?

Abbiamo visto che il fondo pensione non è soggetto all’imposta di successione. Analizziamo ora, in sintesi, cosa accade agli importi accumulati in caso di decesso dell’aderente, sia durante la fase di contribuzione sia durante quella di prestazione.

Premorienza dell’aderente

Se l’aderente al fondo pensione muore prima di raggiungere i requisiti per il pensionamento, la posizione individuale viene riconosciuta agli aventi diritto.

Questa prestazione, nota come riscatto per premorienza, consente ai soggetti designati di ricevere il montante accumulato fino al momento del decesso, comprensivo dei rendimenti maturati e al netto di imposte e costi.

Chi aderisce a un fondo pensione deve quindi sapere che, in caso di decesso prematuro, lascerà ai propri cari l’importo accumulato. Questo aspetto è particolarmente rilevante per i soggetti più vulnerabili, come i figli minori.

Morte del pensionato

Se il decesso avviene quando il pensionato sta già percependo la pensione integrativa, i beneficiari o gli eredi hanno diritto a ricevere somme dal fondo pensione solo in due specifici casi:

  • rendita reversibile: l’aderente può scegliere una rendita reversibile, che permette al beneficiario designato di continuare a ricevere la pensione (in parte o integralmente) dopo la sua morte. In questo caso, il soggetto indicato riceverà la rendita finché resterà in vita;
  • rendita vitalizia immediata rivalutabile reversibile: questa opzione prevede l’erogazione di una rendita al pensionato per tutta la sua vita. Alla sua morte, viene corrisposto al beneficiario un capitale pari alla differenza tra:
    • l’importo accumulato al momento del pensionamento;
    • la somma delle rate di rendita già percepite.

Il beneficiario ottiene il capitale residuo soltanto nel caso in cui la differenza tra importo accumulato e rate già percepite sia positiva.

Altre prestazioni

Per tutte le altre tipologie di prestazione, il pagamento si interrompe con il decesso dell’aderente.

Per questo motivo, è fondamentale valutare attentamente la propria situazione personale e familiare prima di scegliere tra le diverse opzioni offerte dal fondo pensione. Una decisione consapevole, infatti, può fare la differenza nell’offrire una maggiore protezione economica ai propri cari.

Per approfondire, consigliamo la lettura del nostro articolo Come viene calcolata la rendita di un fondo pensione.

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